ACCORPAMENTI DI PROVINCE: ATTACCO A PISA !

                                                         Pisa, mercoledì 25 Luglio 2012 -2013 in stilepisano
COMUNICATO STAMPA

“VILE ATTACCO A PISA, AL SUO TERRITORIO, ALLA SUA ECONOMIA, A 3000 ANNI DI LUMINOSISSIMA STORIA!”

“Purtroppo il Governo Monti nella pur meritoria, quanto tardiva, opera di risanamento dei conti pubblici ha operato, in materia di assetto istituzionale ed amministrativo dell’Italia, delle scelte infelici e tecnicamente sbagliate. Com’è noto, le Province italiane “consumano” solo il 2,8% del PIL contro l’oltre 25% delle Regioni. Che hanno sì compiti maggiori, ma nel tempo sono diventate vere e propri costosissimi centri di potere a disposizione di mala politica. Non è un caso infatti che dalla loro attivazione nel 1970 il bilancio statale sia andato progressivamente a picco. Per la Regione Toscana, ad esempio nella sola ASL di Massa, i debiti di questa ammontano ad oltre 400 milioni e lo scandalo –imbonito mediaticamente- è in corso. Pertanto, pur nelle buone intenzioni di questo Governo, l’abolizione delle Province è profondamente ingiusto, storicamente impossibile. Nel caso della Toscana poi è indispensabile maggior riguardo verso la Storia, le Tradizioni ed sono essenziali valutazioni economiche e sociali. Che se ignorate, rischiano la rovina dei territori, la definitiva esplosione di latenti quanto vicine tensioni sociali ormai paurosamente prossime per i noti problemi economici e sociali europei –e soprattutto italiani- con rischio di una guerra tra poveri, privati anche della gioia e dell’affetto verso un territorio. Fattori questi che mancando, fanno crollare il sentimento essenziale del concetto Stato. Peggio che peggio, valutare l’accorpamento delle Province secondo criteri freddi e iniqui parametri. Prendiamo il caso della Provincia di Pisa, visto che si parla di accorpamenti su base provinciale: ha un comune capoluogo assai più ricco economicamente di quello di Livorno, è più popoloso su base provinciale, sede di tre eccellenti Università, eccellenza ospedaliera, polo Museale e Artistico Unesco, polo ferroviario da 15 milioni viaggiatori/anno, Aeroporto Internazionale da oltre 5 milioni di viaggiatori, base importantissima dell’Aeronautica Militare, due Poli Scientifici, un Parco ex Tenuta Regia e Presidenziale, è storico snodo di infrastrutture, ha non ultimo, fregiata nella Bandiera della Marina Militare il suo vessillo da gloriosa ex Repubblica Marinara. E’ capoluogo solo numericamente inferiore al solo Comune di Livorno: chissà perché -parlando di province che  questa praticamente non ha- ci si affidi nelle valutazioni ai residenti degli ex capoluoghi. Quello livornese è molto più povero  (bastano i dati sui depositi bancari) di Pisa, ha pochissimi e spogli musei, non è centro d’arte, né economico e che ha solo un Porto che non riesce a dragare i suoi fondali. Riteniamo un insopportabile sopruso e un inaccettabile modus operandi quello in atto che vede già stappare le bottiglie di spumante a Livorno per voce del locale Presidente della Provincia Giorgio Kutufà che si atteggia  a capo ultrà con fare più campanilista di quello …Pendente.  Pisa non passa la mano perché non può, caro Kutufà. Ci auguriamo che l’opinione pubblica pisana faccia dovuta azione di ragione  e di sana pressione presso la politica pisana a tutti i livelli e si possa così rimettere le cose a posto secondo la naturale ed evidente scala di valori -quanto inoppugnabile- che si chiama Pisa!”
IL PRESIDENTE
(Dr. FRANCO FERRARO)




Operazione Pisanità su 2 e 4 ruote: appunti di viaggio

COMUNICATO STAMPA CONGIUNTO:

ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI PISA
VESPA CLUB PISA 1949
SCUDERIA KINZICA 
                                                                                                   Lunedì, 23 Luglio 2012  -2013 in stilepisano-

“Operazione Pisanità su due e quattro ruote tra Volterra e Pomarance”: la soddisfazione delle tre Associazioni per l’accoglienza ed il successo.
Gli appunti di viaggio.

 E’ stato un successo oltre ogni previsione, al termine della quale le tre Associazioni si sono sentite pienamente accolte nel loro percorso motoristico-storico-calcistico verso Volterra e Pomarance. Una giornata in cui hanno ricevuto tantissimo in termini morali e di compartecipazione all’iniziativa con gratitudine sincera e vicinanza da parte delle Amministrazioni Comunali. E pensare che alla partenza il tempo si era messo male: alle 8.45 un nuvolone nero come la pece arriva dal mare in direzione Pisa. Ma, strada facendo, ce lo siamo lasciati alle spalle. Si percorre la FI-PI-LI fino alle Melorie, poi giù con le nuove strade fin dopo la Rosa di Terricciola. Sosta a La Sterza -luogo che ha dato i natali al tenore Bocelli- poi rotta su Molino d’Era e su, per le rampe di Volterra dove, dopo quattro tornanti, si affacciano sull’orizzonte dei paraurti, le Balze Volterrane: è il tratto più probante. Il suono dei carburatori aperti e le cambiate grintose danno man a mano sicurezza alla marcia.

 

In prossimità della città etrusca ci viene incontro Nilo Cigni neo cofondatore del Club di Auto d’Epoca “Leone Rampante” di Pomarance accompagnato, nel posto del passeggero, dal giovane assessore al Turismo del Comune di Pomarance, Nicola Fabiani. Ci viene  aperta la strada fino nell’esclusiva piazza San Giovanni dove parcheggiamo i mezzi. Siamo attesi infatti dal Sindaco Marco Buselli. A Palazzo dei Priori egli ci riceve e ci ospita nei banchi riservati al Consiglio Comunale della Sala stessa. Qui Buselli, con squisita sincerità, ha ringraziato della visita le tre Associazioni che spera di poterle avere graditissime ospiti quanto prima, sottolineando le eccellenze del nostro territorio: dalla moderna Vespa all’Alabastro, dalla Storia al Turismo. Buselli ha ricordato con compiacimento l’intervento in favore del mantenimento del Pronto Soccorso di Volterra fatto nei mesi scorsi dall’Associazione degli Amici di Pisa: il rischio è che in futuro un turista o un volterrano che si sente male in piazza dei Priori debba poi essere portato al posto di atterraggio dell’eliambulanza e di lì a Pontedera. Con gravi rischi di ritardo di soccorso per il paziente e di conseguenza, scarso servizio pubblico anche e soprattutto per la popolazione volterrana.  Buselli ha posto in evidenza la penosa situazione della strada 439 dir (da La Rosa di Terricciola fino alle rampe di Volterra)  -dai presenti appena percorsa- che impedisce lo sviluppo di Volterra e condanna e mortifica il Comune etrusco all’isolamento: soprattutto da Pisa. Un grido di dolore che non può rimanere silente: come il coinvolgimento di Volterra nelle strategie di analisi e di sviluppo in ogni sede istituzionale o associativa. Lo abbiamo salutato con sentimenti di gratitudine e vicinanza: il grido di dolore di Volterra è anche il nostro. L’augurio è che la politica pisana Vi ponga subito rimedio lasciando le stanze dei bottoni in favore dei bisogni della popolazione.  Grazie all’Amministrazione volterrana ci è stata poi offerta la visita della Cella Campanaria di Palazzo dei Priori da dove si gode di un panorama invidiabile. Si può vedere tutto il territorio che fu della Repubblica Pisana: Corsica compresa. A seguire abbiamo potuto visitare, con compiacimento di tutti  nella vicina piazza di San Giovanni, il Campanile Pendente in alabastro alto tre metri e costruito dagli alabastrai volterrani: che meraviglia,  se non è amore per Pisa quello!. Vista l’ora, abbiamo fatto rotta verso Pomarance. Non prima di aver lasciato Volterra in mezzo a due ali di folla di turisti che ci scattavano fotografie, come increduli. E noi più di loro.! Meravigliosa la strada verso Pomarance con paesaggi collinari ricchi di vedute di campi di grano appena tagliato: ah, la Maremma Pisana! Si arriva a Pomarance e qui  ci vengono aperti i varchi elettronici della Piazza de Larderel. Parcheggiamo e andiamo in Comune: ci aspetta il Sindaco Loris Martignoni che ci riceve tra i banchi del Consiglio Comunale. Anche qui, una grande soddisfazione. Si definiscono “Pisani”, hanno apprezzato l’idea dell’ “Operazione Pisanità su 2 e 4 ruote” utile allo sviluppo del turismo, hanno ricordato la loro partecipazione in Cattedrale del 25 Marzo per il Capodanno Pisano. Anch’essi, al pari di Buselli, hanno dovuto ammettere che la politica pisana sia troppo distratta nei loro confronti. Nonostante abbiano sentimenti di Pisanità ed abbiano molto da offrire. Anche in questa circostanza gli Amici di Pisa hanno sottolineato le novità –tragiche- portate avanti dai decreti del Governo Monti circa l’abolizione delle Province Italiane. Una riforma che rifiutiamo e rilanciamo: è ora il momento di passare all’azione tenendo di fatto per mano il territorio da Pisa fino a Pomarance facendo leva e promozione delle tipicità economiche, storiche e sociali, rigettando corse all’arrembaggio o a protagonismi sterili e dannosi, cercando possibilità di sviluppo utili a tutti. Questo concetto è stato assai apprezzato. Il Sindaco Martignoni ha poi detto di essere a disposizione per una futura visita alla Rocca Sillana recentemente restaurata (già avamposto pisano) e -al pari di Buselli-  ha regalato libri di storia locale e una serie di cartine di sentieri per i loro amati boschi. Erano le 13.30 quando siamo andati all’Hotel La Burraia -difronte a Palazzo De Larderel già sede della nobile famiglia di industriali della geotermia in avanti di decenni rispetto alla concorrenza europea- e qui siamo stati ricevuti dall’AC Pisa 1909. Abbiamo portato e ricevuto il saluto e la soddisfazione reciproca da parte del Direttore Lucchesi, della squadra e di mister Alessandro Pane. Firme, foto, autografi. Un bel pranzetto ha ristorato le stanche membra che è stato di gusto ricordato sotto un grande e fresco salice piangente. Purtroppo, vista la levataccia, i chilometri percorsi, il caldo torrido molti non hanno potuto assistere alla prima amichevole  del Pisa contro il Pomarance. Il risultato finale ricorda quelli analoghi del Pisa di Romeo contro la Volterrana al Campo delle Ripaie. Siamo fiduciosi ! E’ stata un’esperienza bellissima: da ripetere in altri luoghi e altri tempi. Il divertimento per il tracciato, i mezzi storici, la storia, il calcio e la gastronomia sono i migliori ingredienti per un sicuro successo: anche in salsa, tutta pisana!.

ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI PISA
VESPA CLUB PISA 1949
SCUDERIA KINZICA    

 

 




Cascina A.D.: evviva il Medioevo Pisano !

                                                  Pisa, lunedì 16 Luglio 2012 -2013 in stilepisano
COMUNICATO STAMPA
“CASCINA A.D. 1364: L’ONORE E LA GLORIA NON SONO OGGETTO DI REVISIONE.     IL SINDACO ANTONELLI DICHIARA: NUOVO RINASCIMENTO PER CASCINA, NO AL MEDIOEVO ! MA IL MEDIOEVO DELLA REPUBBLICA PISANA –DI CUI CASCINA ERA FIERO AVAMPOSTO-  ERA TUTT’ALTRO CHE UN PERIODO BUIO E ARROCCATO IDEOLOGICAMENTE!”

Il nostro Sodalizio ha seguito con molta attenzione la contestualità storica e la precisione ideologica della decima edizione di “Aspettando la Battaglia: A.D. 1364”. Ciò per evitare che vengano veicolati nell’opinione pubblica  eventuali falsi messaggi: A.D. 1364 è la Gloria di Cascina, la gloriosa resistenza Pisana a soverchianti forze annientatrici della Cultura Pisana. Non altro! Perciò esprimiamo serie perplessità di fronte alle inequivocabili dichiarazioni rese alla stampa e tv locale dal Sindaco Alessio Antonelli circa “l’idea di puntare al Rinascimento per il rilancio anche economico di Cascina e di rigettare l’idea del Medioevo e degli Stati-nazione.”. Le parole di Antonelli mostrano la corda: iniziando dall’ingratitudine verso Pisa che ha reso forte Cascina, la corda del riposizionamento ideologico verso il Rinascimento fiorentino, noto movimento antipisano e la corda della verità storica ampiamente dimostrata. Non ci è piaciuto il Sindaco Antonelli anche per quanto riguarda le cognizioni squisitamente storiche che lo vedono invischiato in una trita e smentitissima forma mentis del tipo: Medioevo=buio, Rinascimento=luce che scaccia le “tenebre” del Medioevo. Peggiore anche l’idea di inventarsi, cambiandola tanto per fare qualcosa di nuovo, un paliotto o una manifestazione di rievocazione storica diversa di anno in anno pescando le idee qua e là.

 Peccato Sindaco Antonelli: la Storia dell’Arte Pisana – e Cascina è piena di stile pisano – ha portato una luce riformatrice assoluta che ha la sua summa nella universalmente nota Piazza del Duomo, nei crocifissi lignei, nei traffici commerciali nel Mediterraneo, nelle chiese  e nei palazzi, nella navigazione, nella Letteratura, nella Pittura e nella Scultura. Che da sola si sarebbe evoluta in Rinascimento, tanto evidenti ne erano i prodromi, molto prima e meglio di Firenze, che invece ha attuato con i popoli pisani una vera pulizia etnico-sociale-culturale, tanto vera quanto taciuta o addirittura negata. E che ha dato tanto sangue, anche per la libertà di Cascina. A tutto dispetto di quanto immaginato dall’illustre Sindaco cascinese, vittima inconsapevole anche di quel credo illuministico settecentesco che si è sempre preoccupato di reinterpretare l’intera storia dell’Uomo e del mondo attraverso la lente deformata sia di un ossessivo antimedievalismo -che ha avuto al pari delle altre epoche storiche i suoi pregi e i suoi difetti- sia di un anticlericalismo militante in omaggio ad una ragione umana che con tracotanza tutto sarebbe in grado di spiegare. Insomma, caro Sindaco Antonelli, lo sviluppo di Cascina a tutto tondo ci deve essere e La incoraggiamo in questa direzione, giusta. Sappia però che Pisa ed il suo territorio (Cascina inclusa), devono la propria esistenza ed impronta culturale proprio a quel bistrattato Medioevo senza il quale non sarebbero esistite.

IL PRESIDENTE
(Dr. FRANCO FERRARO)




Sabato 21 Luglio parte l’Operazione Pisanità su 2 e 4 ruote !

Sabato 21 Luglio parte l’ Operazione Pisanità su due e quattro ruote.
Destinazione Volterra e Pomarance!


“Un’assoluta novità per quest’estate 2012 sulle strade di Pisa: tre blasonate Associazioni Pisane si ritrovano per un appuntamento turistico-storico-calcistico e, cariche della loro tradizione ed esperienza, hanno “inventato” un appuntamento che coniuga molti loro interessi e finalità: trasversali e coincidenti al tempo stesso. C’è l’Associazione degli Amici di Pisa, sempre attenta alla diffusione della Storia di Pisa anche nella sua più profonda provincia, ci sono i percorsi collinari sulle statali e provinciali per Volterra e Pomarance che ben si prestano ad una serena gita alla guida di una Vespa o di un’auto d’epoca grazie alla fattiva collaborazione del Vespa Club Pisa 1949 e della Scuderia Automobilistica Kinzica : sono il giusto connubio per una giornata spensierata. Che avrà il suo apice nel saluto, presso la sede del ritiro precampionato, all’AC Pisa1909 e all’Amministrazione Comunale.  Prima di arrivare a Pomarance, dove chi lo vorrà potrà assistere alla prima uscita stagionale dei ragazzi di Mister Pane in programma alle 18.30- le Associazioni faranno tappa a Volterra dove, in Piazza dei Priori saluteranno la locale Amministrazione Comunale. Si presenta dunque come una giornata piuttosto impegnativa: oltre 90 KM solo nel viaggio di andata con partenza da Pisa ai Bagni di Nerone alle ore 8.30. Poi tutti sulla Tosco Romagnola in direzione Fornacette e poi verso La Rosa di Terricciola. Quindi Volterra e, di lì, a Pomarance. Ma si sa: per Pisa, per il Pisa e per il motorismo ogni fatica è solo … benzina in più!”

ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI PISA
VESPA CLUB PISA 1949
SCUDERIA KINZICA




Sabato 21 Luglio: la Pisanità abbraccia la sua Provincia !

Sabato 21 Luglio parte l’ Operazione Pisanità su due e quattro ruote.
Destinazione Volterra e Pomarance!


“Un’assoluta novità per quest’estate 2012 sulle strade di Pisa: tre blasonate Associazioni Pisane si ritrovano per un appuntamento turistico-storico-calcistico e, cariche della loro tradizione ed esperienza, hanno “inventato” un appuntamento che coniuga molti loro interessi e finalità: trasversali e coincidenti al tempo stesso. C’è l’Associazione degli Amici di Pisa, sempre attenta alla diffusione della Storia di Pisa anche nella sua più profonda provincia, ci sono i percorsi collinari sulle statali e provinciali per Volterra e Pomarance che ben si prestano ad una serena gita alla guida di una Vespa o di un’auto d’epoca grazie alla fattiva collaborazione del Vespa Club Pisa 1949 e della Scuderia Automobilistica Kinzica : sono il giusto connubio per una giornata spensierata. Che avrà il suo apice nel saluto, presso la sede del ritiro precampionato, all’AC Pisa1909 e all’Amministrazione Comunale.  Prima di arrivare a Pomarance dove, chi lo vorrà potrà assistere alla prima uscita stagionale dei ragazzi di Mister Pane in programma alle 18.30- le Associazioni faranno tappa a Volterra dove, in Piazza dei Priori saluteranno la locale Amministrazione Comunale. Si presenta dunque come una giornata piuttosto impegnativa: oltre 90 KM solo nel viaggio di andata con partenza da Pisa ai Bagni di Nerone alle ore 8.30. Poi tutti sulla Tosco Romagnola in direzione Fornacette e poi verso La Rosa di Terricciola. Quindi Volterra e, di lì, a Pomarance. Ma si sa: per Pisa, per il Pisa e per il motorismo ogni fatica è solo … benzina in più!”

ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI PISA
VESPA CLUB PISA 1949
SCUDERIA KINZICA




Badia di San Savino: Repubblica Autonoma?

                                                            Pisa, sabato 7 Luglio 2012 -2013 in stilepisano
COMUNICATO STAMPA
“LA BADIA DI SAN SAVINO A  MONTIONE E’ REPUBBLICA AUTONOMA?”
“Nelle scorse settimane su cortese invito di Luca Nannipieri del Centro Studi San Savino, il nostro Sodalizio ha effettuato un sopralluogo conoscitivo presso la Badia di San Savino a Montione. Ancora una volta abbiamo potuto vedere e toccare con mano il livello di incredibile e ingiustificabile degrado dell’intero complesso: costruzioni  e box auto appoggiati qua e là nel tempo, profonde crepe sulle chiavi di volta e sui muri di contenimento, stato di generale abbandono verificabile in ogni aspetto. Dall’assenza di ogni minima manutenzione del verde al decadimento delle strutture portanti, dalle infelici aperture di finestre sui perimetri e sugli interni, al fiorente uso di infissi in alluminio, dai particolari architettonici – come i vecchi granai, il pozzo e le scalinate- abbandonati e rabberciati con materiali di risulta alle numerose parabole satellitari in piena evidenza in infelice compagnia delle unità esterne dei condizionatori e fili del bucato. Insomma un far west in salsa pisana. Ci duole maggiormente constatare come l’azione degli Enti pubblici interessati al rispetto di minime regole edilizie, statiche e di sicurezza generale, architettoniche, rivalutazione artistica, non abbiano per nulla inciso ad un ripristino dell’edificio per come merita. Che, ricordiamolo, risale all’anno 1100 come sede fortificata del locale dell’Ordine dei monaci di Camaldoli per poi finire, dopo secoli di prosperità sotto la Repubblica Pisana, in proprietà all’Ordine di Santo Stefano che provvidero a maldestre riconfigurazioni architettoniche secondo i gusti medicei del 1600. Poi all’alba dell’età napoleonica, nel 1795, la Badia di San Savino venne venduta a privati come fattoria. Purtroppo la mancanza di ogni minimo rispetto generale del bene storico-artistico e religioso nel suo insieme ci fa credere, a ragione, che la Badia di San Savino, anticipando di decenni gli stravolgimenti statali in atto, sia stata dichiarata “Libera Repubblica Autonoma di San Savino”. Libera da tutti quanti abbiano forza di legge. Peccato che non si trovino documenti in merito. Quindi, se si vuole, anche se è un lavorone ed un momentaccio, si può provvedere: pur se siamo in presenza di parcellizzazione della proprietà della Badia stessa. Ma ci vogliamo almeno provare iniziando dal rispetto di quelle regole che tutti quanti noi dobbiamo seguire?Non ci pare difficile, se si vuole!”
IL PRESIDENTE
(Dr. FRANCO FERRARO)




Trasporti Pubblici Locali: persa l’occasione del Tram-Treno!

                                                              Pisa, sabato 30 Giugno 2012 -2013 in stilepisano
                        COMUNICATO STAMPA
TRASPORTI REGIONALI: LA MANCANZA DI VOLONTA’ POLITICA ASSOCIATA ALL’OPPORTUNISMO PRODUCE DANNI. A PISA E NON SOLO.
“In occasione della recente visita dell’assessore regionale ai trasporti Luca Ceccobao a Pisa, si è parlato di trasporto pubblico locale e della nascita di un sistema di servizi nel territorio pisano; in particolare, è stato firmato un protocollo d’intesa per l’estensione del servizio urbano, che non riguarderà solo la città della Torre, ma includerà anche tutti  i comuni limitrofi (Calci, Cascina, San Giuliano, Vecchiano, Vicopisano) collegando un bacino potenziale di duecentomila utenti.

Si tratta di uno dei progetti contenuti dell’intesa tra Regione Toscana ed enti locali, in vista della gara europea per l’assegnazione della gestione del trasporto pubblico su gomma in tutta la Toscana (per i prossimi 9 anni) con l’intenzione di riunire il tutto sotto un gestore unico. L’impegno delle nostre Istituzioni è senz’altro lodevole, così come è evidente la necessità di un “allineamento” europeo per quanto riguarda la qualità dei servizi.
Ci duole mettere in evidenza invece che, ancora una volta, si continua a scegliere la gomma a discapito di tram e treni. Nello specifico, la nostra area vasta (Pisa-Lucca-Livorno) avrebbe tutte le caratteristiche di grande area metropolitana da servire con nuovi e moderni mezzi di trasporto, leggeri e non inquinanti come i tram, i treni e la nuova tecnologia del tram-treno. In un recente convegno a Pisa, quello del 24 maggio scorso sulla fattibilità della connessione tram-treno, è stato messo bene in luce come cominciare radicalmente a cambiare modo di intendere la politica dei trasporti sia davvero una soluzione valida ed auspicabile.
Purtroppo invece si riparla dell’acquisto di circa 1000 nuovi bus: chi ci guadagna realmente e chi verrà penalizzato?. Perché una gestione unica, sempre sotto l’ombra della Regione Toscana, quando la nostra zona costiera avrebbe tutte le carte in regola per fare “Regione” a sé, soprattutto nell’ambito dei trasporti? E’ forse una “chiamata” per coprire i costi del trasporto su gomma ormai non più sostenibili?
Abbiamo ancora la percezione che continui quella perniciosa volontà politica di mettere al primo posto non la qualità dei trasporti o lo sfruttamento delle potenzialità dell’area, ma la riaffermazione di sé stessa con le sue obsolete liturgie di potere per tenere un profilo basso in materia, vivacchiando, senza mai osare per paura di perdere voti o consensi. Anzi, cavalcando ad arte questo o quella protesta grassa di voti. Ecco dunque, come sia stato gettato alle ortiche il Trammino negli anni Sessanta, ecco la barzelletta dell’Autostrada Tirrenica incompleta da decenni che di fatto taglia Pisa dai grandi traffici Nord-Sud, ecco la ultradecennale mancanza della Tangenziale di Nord Est a Pisa, ecco la tragica  e falsa volontà regionale di spostare l’asse aeroportuale dalla costa a Firenze, giusto per guadagnarsi qualche voto in più, qualche titolo sul giornale e della competizione partitica interna. Senza considerare che nuovo materiale rotabile sulla FI-PI-LI e, poi un terzo binario TAV risolverebbe ogni problema di sviluppo aeroportuale di Peretola, di collegamento veloce costa-interno. Senza ribaltare gli equilibri economici in atto, tutelando l’ambiente e l’efficientismo infrastrutturale. Parole, le nostre, al vento.
Addirittura, sempre in tema di trasporti, negli ultimi mesi, si è parlato di un pazzesco collegamento ferroviario tra Pontedera e Livorno lungo lo Scolmatore che, sul falso altare dello sviluppo, come Peretola, taglia fuori e mortifica Pisa. Occhio di riguardo anche sul People Mover, progetto tanto ambizioso quanto tecnicamente da approfondire per evitare rotture di carico da e verso Pisa Centrale: è condivisibile l’idea di integrare i binari esistenti con la nuova super navetta. Il Trammino è un nostro cavallo di battaglia, ma perché non parlare di risistemare i collegamenti Lucca-Pisa, Lucca-Pontedera, Pisa-Viareggio e Pisa-Livorno con mezzi moderni su rotaia, mezzi nuovi che tra 20 anni potrebbero anche percorrere tratte nuove urbane e suburbane? Il punto dunque è sempre il solito, la mancanza di volontà politica, di avere il coraggio di cambiare cum grano salis -senza tirare la volata a questo o quello- e la mancanza d’intelligenza, di umiltà, per ascoltare i veri professionisti del settore trasporti, che altrove dove lasciati lavorare, realizzano miracoli mai sperati. In Europa di questi esempi ce ne sono moltissimi, ma basta andare a Firenze per vedere che la tranvia nuova lì ce l’hanno fatta… perché a Pisa no ?”

IL PRESIDENTE
(Dr. FRANCO FERRARO)




Sito Internet più ricco: arriva la “Pisanità”

Carissimi Internauti Alfei e non,
grazie all’impegno del nostro webmaster e dei soliti “noti” componenti il Direttivo degli Amici di Pisa, il nostro sito internet si arricchisce della pagina dedicata alla “Pisanità”: cliccate sopra e scoprirete le novità!
Buona navigazione!



Il Gioco del Ponte

GIOCO DEL PONTE

Il Gioco del Ponte è una manifestazione rievocativa della città di Pisa.
Consiste nella finta battaglia tra le due Parti o Fazioni (Mezzogiorno, o Àustro, e Tramontana, o Bòrea) in cui l’Arno divide la città, e si svolge sul Ponte di Mezzo, da cui il nome.
Tale evento, nel corso dei secoli, si è svolto in modo molto irregolare e diversificato, con interruzioni numerose e prolungate e con modalità di effettuazione molto diverse tra loro.
Molti storici ritengono che esso sia la continuazione del Gioco del Mazzascudo, torneo medievale che si disputava nell’antica Piazza degli Anziani, o delle Sette Vie (oggi dei Cavalieri). Ogni contendente aveva per arma una mazza e per difesa uno scudo – da cui il nome della tenzone – e doveva con questi respingere l’avversario al di fuori di un’area recintata da catene. Gli scontri erano inizialmente individuali, poi collettivi con la Battaglia Generale che vedeva contrapposte due grandi fazioni – il Gallo e la Gazza – che riunivano le diverse compagnie militari cittadine, con la stessa finalità di conquista del territorio.
Si giocò fino al 1406, anno in cui i fiorentini occuparono Pisa acquistandola dal traditore Giovanni Gambacorta, dato che non erano riusciti a conquistarla con la forza, tentando poi con ogni mezzo di distruggerla e stravolgerla nel suo assetto architettonico, sociale e politico. 
La data d’inizio del Gioco del Ponte moderno è il 1568, quando il teatro dello scontro fu trasferito sul Ponte Vecchio (oggi chiamato Ponte di Mezzo, dato che è il centrale dei tre ponti storici).
Dopo alterne vicende si arrivò al 1785, concludendo così il Periodo Classico del Gioco. Si disputò una battaglia nel 1807 ma rimase isolata (l’unica del XIX secolo) perché ormai la cultura giocopontesca era morta e sepolta.
La Battaglia, in questo periodo, consisteva nello scontro fra i due eserciti della città, che si disponevano sul Ponte in due gruppi ciascuno (i Forti, o Affronti) schierati in formazione simile alla testuggine romana. I soldati erano armati di targone, una tavola di legno stretta in un’estremità e larga e arrotondata nell’altra, che per questa forma poteva servire da strumento di offesa o difesa.
La mezzeria del Ponte era chiusa dall’Antenna, un palo di legno posto trasversalmente a separare i due eserciti e che al segnale convenuto veniva alzato dando inizio allo scontro.
Lo scopo della Battaglia era la conquista del maggior terreno possibile sul Ponte, rispetto all’esercito avversario: e quindi, simbolicamente, la conquista della città. Se i giudici, alla fine del tempo stabilito, ritenevano che nessuna delle due Parti avesse conquistato una parte significativa di territorio avversario, veniva decretata la Pace.
Come ogni esercito, le due Fazioni erano composte da più Compagnie, o Squadre, che potevano o no rappresentare i quartieri cittadini e che ben presto si codificarono in 6 per Fazione: Delfini, Dragoni, Sant’Antonio, San Martino, San Marco e Leoni per Mezzogiorno, e Satiri, Mattaccini, Santa Maria, San Francesco, San Michele e Calci per Tramontana.
Nel 1935 si provò a riesumare l’antica Battaglia, nell’ambito di un ambizioso programma nazionale promosso dal regime fascista, teso al recupero di antiche manifestazioni per potenziare l’immagine della nazione.
Il Gioco finì in rissa.
Si riprovò nel 1937 e nel 1938 ma con scarso successo. Poi scoppiò la guerra.
Ed eccoci al 1947. Nell’entusiasmo del Dopoguerra, il Gioco si ripresentò ai pisani… allo stadio, visto che il vecchio Ponte era stato distrutto. Tre anni dopo il Gioco tornò sui lungarni, col nuovo ponte appena inaugurato.
Ma la grande novità furono le modalità della Battaglia: non più scontro fra due eserciti, bensì spinta di un marchingegno meccanico (il Carrello) su rotaie, da effettuarsi in sei gare distinte e consecutive, tra le 12 squadre di cui i due eserciti erano composti.
Veniva così evitato il rischioso contatto diretto fra i “Combattenti” (che da allora in poi sarebbe più corretto definire “Spingitori”) ma purtroppo veniva completamente snaturato il Gioco del Ponte, che è per definizione la battaglia fra le due Parti di Pisa, e non un torneo fra 12 quartieri, sobborghi e paesi.
Inoltre il sistema della spinta col carrello incontrò da subito molte critiche da parte dei cittadini, la maggior parte dei quali non ha mai gradito questa sorta di tiro alla fune al contrario.
A parte lo stravolgimento del suo significato (da scontro fra due eserciti a gara fra 12 squadre) e la falsificazione nella modalità (da battaglia a spinta del carrello), il Gioco del Ponte non rappresenta niente nella vita comune dei cittadini pisani (idem per la Regata di San Ranieri): le Magistrature e le Fazioni non sono mai diventate vere e proprie istituzioni, né è mai esistita alcuna rivalità fra gli abitanti dei rioni e delle Parti. 
Non essendo istituzioni, esse non rappresentano i popoli né i vari territori, ma solo gli attori del Gioco: “combattenti” e figuranti del corteo. I pisani quindi non sono coinvolti nella vita del Gioco del Ponte, e ovviamente restano piuttosto indifferenti alle sue vicende.
Le due Parti non hanno mai avuto una bandiera. Solo di recente si è tentato (maldestramente) di attribuir loro un simbolo.
Le uniche bandiere sono quelle delle squadre-magistrature. Le insegne sono le stesse del periodo classico ma non hanno mai conseguito una valenza araldica. Inoltre non esiste corrispondenza tra i 4 quartieri storici del Gioco del Ponte e gli stessi della Regata di San Ranieri: i nomi corrispondono, i territori dei quartieri sono gli stessi ma nel Gioco essi sono rappresentati da bandiere, nella Regata solo da barche… e di diverso colore. È come se fossero i 4 quartieri di un’altra città. Santa Maria è rappresentata nel Gioco da una bandiera di colori bianco e celeste con la Dea Flora come impresa; nella regata ha la barca celeste. San Francesco nel Gioco ha bandiera bianca e rossa con la stella ad otto punte (che in realtà sarebbe San Michele); nella Regata ha la barca gialla; San Martino nel Gioco spiega bandiera rossa, bianca e nera con raffigurato un cavallo in corsa; nella regata ha la barca rossa; infine Sant’Antonio: bandiera col verro su sfondo rosso carminio nel Gioco e… barca verde nella Regata!
          Non esistono neanche sedi, locali, spazi aggregativi stabili nei quartieri. Esistono solo le palestre per gli allenamenti dei “combattenti”.
Non c’è mai stato un premio per la Parte vincitrice, neanche nel periodo classico.
Negli anni ’80 furono inventati i “paliotti” da dare in premio alle singole squadre vincitrici degli incontri. Ciò è stato molto diseducativo e fuorviante, perché ha accentuato il carattere quartieristico della manifestazione, contribuendo a cancrenizzarne la snaturalizzazione.
Non c’è alcun collegamento con la città. Il Gioco del Ponte, insomma, è solo uno spettacolo rievocativo.
Fra l’altro, osservando il corteo, dobbiamo rilevarne due aspetti negativi:
1. Non si sono mai visti al mondo due eserciti nemici vestiti allo stesso modo.
2. Tale corteo riguarda solo… se stesso. Non ha, cioè, alcuna relazione con la città, le sue istituzioni, il suo popolo. Ci sono i “combattenti”, i Celatini (i quali con l’avvento del carrello hanno perso ogni ruolo attivo nella battaglia, che tale non è più), i loro vari comandanti, i nobili, i cavalieri al seguito… È un corteo fine a se stesso, riguarda solo la “battaglia”. Ben altra cosa è il corteo della Repubblica di Pisa, quello che sfila in occasione delle Regate fra le 4 città ex Repubbliche Marinare: qui abbiamo il Podestà, i Senatori, il Capitano dei Giudici, i Consoli, i Priori, le Arti e Corporazioni, cioè personaggi e istituzioni che caratterizzavano la Città, quindi è da questo corteo, non da quello del Gioco, che si può rileggere la storia pisana.
L’unica valenza del Gioco del Ponte si può ricercare, ammesse e non concesse le sue origini mazzascudiane, nel fatto di derivare dalle attività di allenamento dei soldati della Repubblica alfea per le quali si ritiene che si sia originato il gioco del Mazzascudo.

 




9 Novembre: cacciata dei fiorentini da Pisa

9 Novembre: CACCIATA DEI FIORENTINI DA PISA

In questo giorno si ricordano i Pisani della Città e del territorio alfeo che lottarono contro Firenze e vari stati italiani ed europei per mantenere libera la Repubblica Pisana dal 1494 fino al 1509: quella resistenza fu talmente eroica che i pisani (insieme ai faentini, assediati da Cesare Borgia) vennero definiti dal coevo mercante e cronista veneziano Girolamo Priuli “la gloria e l’onor degl’Italiani”. In tutta Italia, “far come Pisa” divenne un comune modo di dire ad indicare tutti coloro che combattevano valorosamente [F. Capecchi, “Pisa, città di vele, di torri e di sogno”].

I fiorentini, dopo aver acquistato a tradimento la città di Pisa nel 1406, la ridussero a un cumulo di macerie. Ma i pisani erano tutt’altro che morti…

Nel 1494 Carlo VIII Re di Francia giunse in Italia per conquistare il Meridione, sul quale vantava diritti di successione: il viaggio di ritorno poteva essere insidioso e denso di pericoli, quindi il re francese pensò di farsi degli alleati durante il viaggio d’andata.

La sera dell’ 8 novembre il Re venne ricevuto a Pisa nel palazzo Giuli Rosselmini Gualandi, sul Lungarno Gambacorti, allora di proprietà di Giovanni Bernardino Dell’Agnello. La tradizione orale ci narra che dopo il ricevimento prese la parola una bellissima ragazza vicarese, Loisa Del Lante, la quale convinse, con un accorato appello, il Re a restituire – l’indomani – la libertà alla Repubblica Pisana.

Leggenda o verità, Pisa venne liberata e la gioia dei pisani fu incontenibile. I fiorentini vennero cacciati e tutto il contado pisano si ribellò: Buti, Vecchiano, Ripafratta e tutta la Valdiserchio, Vicopisano, Cascina, Calcinaia, Bientina e Calci, i castelli di Lari, Cevoli, Guardistallo, Palaia, Ponsacco, Peccioli, Riparbella, Lorenzana, Santa Luce, Usigliano, Morrona, Terricciola, Chianni, Soiana e molti altri castelli pisani che oggi formano le Province di Pisa e di Livorno.

Seguirono 15 anni di guerre, massacri, deportazioni: a Pisa affluirono gli abitanti della Provincia, che insieme ai cittadini resistettero alla fame e alle cannonate.

L’ultima vittoria pisana avvenne l’8 aprile 1509 quando i pisani uscirono dalla Porta a Piagge con la bandiera di Firenze, gridando “Marzocco! Marzocco!” (il Marzocco è il leone, simbolo di Firenze, che tiene sotto la zampa destra il giglio fiorentino) in segno di resa: e quando i fiorentini ingenuamente abboccarono, i pisani li attaccarono e li sconfissero duramente.

Ma l’assedio continuò e la carestia assillò la popolazione: non restò quindi che la resa, firmata nel maggio del 1509 da dieci pisani (cinque della città e cinque del contado, tra cui Thomas Meucci da Montemagno). I pisani prigionieri vennero rilasciati e i fiorentini rientrarono in Pisa l’8 giugno, ponendo fine alla Seconda Repubblica Pisana ma concedendo l’onore delle armi agli eroici cittadini alfei.

In conclusione, questa guerra impartì una dura lezione a Firenze, sia dal punto di vista militare sia soprattutto a livello di diplomazia italiana ed europea. Non da meno furono gli sforzi economici ma soprattutto di vite umane che Firenze fu costretta ad impiegare per la riconquista di Pisa e del suo territorio, nonché le innumerevoli umiliazioni per le sconfitte inflitte dagli indomiti Pisani.

In questa guerra andarono distrutte la maggior parte delle fortificazioni militari e gran parte dell’arredo urbano di Pisa, Calci, Buti, Ponsacco e altri paesi.

Tanti pisani lasciarono la città, preferendo “ire sparsi per lo mondo prima di soggiacere a Firenze”, ma anche la Repubblica Fiorentina, indebolita da questa guerra, trovò la sua fine nel 1530 grazie all’avvento al potere dei Medici, che dettero vita al Granducato di Toscana.