25 Ottobre: Madonna di Sotto gli Organi

25 Ottobre: MADONNA DI SOTTO GLI ORGANI

E’ una delle Feste Maggiori della nostra Cattedrale (insieme a Natale, Epifania, Pasqua, Pentecoste, Corpus Domini, San Ranieri e Assunta) e tradizionalmente considerata Festa del Capitolo della Chiesa Primaziale alfea. Si rimanda all’apposita sezione “Santi e Beati Pisani” del nostro sito. 

 




4 Settembre: Battaglia di Montaperti

4 Settembre: BATTAGLIA DI MONTAPERTI

Anno 1260. Tale località, alle porte di Siena, fu teatro di un violentissimo scontro che vide prevalere nettamente l’esercito Ghibellino  -capeggiato da Siena- su quello guelfo agli ordini di Firenze. Tra i circa ventimila soldati ghibellini, ottomila erano i senesi, tremila i pisani, duemila i tedeschi di Re Manfredi. Altri vennero da città e paesi amici. I guelfi contavano invece su circa trentacinquemila armati di Firenze, Lucca, Prato, Volterra, Bologna e altre città alleate. Nonostante la loro grande superiorità numerica furono quasi annientati.

Per Firenze si trattò della più grande sconfitta mai subita nella sua storia, con diciottomila morti e diecimila prigionieri tanto che  Dante non poté fare a meno di parlarne nella sua famosa Commedia.

Il Carroccio fiorentino fu portato a Siena come ambitissima preda di guerra.

Per Firenze fu un giorno apocalittico; il suo esercito fu quasi annientato.

Diciottomila furono i caduti, diecimila i prigionieri; su circa 34.000 uomini, appena 6.000 riuscirono a scampare al più grande disastro della storia militare fiorentina, e forse alla più grande disfatta militare subita da una sola città in tutto il Medioevo. Le perdite senesi vennero rese note in 600 caduti, ma è probabile ch’esse si fossero aggirate attorno al migliaio.




29 Agosto: Battaglia di Montecatini del 1315

29 Agosto: BATTAGLIA DI MONTECATINI

Nel 1315 era Capitano del popolo e Podestà di Pisa Uguccion della Faggiola, già Governatore di Genova come Vicario Imperiale: uno dei più valorosi condottieri Ghibellini, temutissimo per il suo gran valore.

Dopo varie fortunate imprese fu nominato Capitano Supremo di Guerra per dieci anni, riuscendo ad ottenere una pace separata con Lucca, nemica di Pisa, il 25 Aprile 1314. Firenze, anch’essa ovviamente nemica dei Pisani, si allarmò ed in breve tempo riuscì a fare in modo che Lucca si ribellasse. Questo fatto indusse Uguccion della Faggiola ad occupare la città ribelle e molte altre città e territori guelfi. Ciò scatenò la reazione di Firenze e dei suoi alleati guelfi che si organizzarono in una lega contrapposta a quella ghibellina.

Si arrivò dunque alla durissima battaglia nei pressi di Montecatini, il 29 agosto 1315. Nonostante l’inferiorità numerica, i Pisani e gli alleati sbaragliarono l’esercito fiorentino, grazie al proprio valore, all’astuzia di Uguccione, ai Cavalieri tedeschi comandati da un cugino dell’Imperatore Arrigo VII di Lussemburgo (morto due anni prima) e soprattutto ai famosi e micidiali Balestrieri della Repubblica Pisana, che fecero una strage di nemici. Molti fiorentini, in fuga disordinata, morirono annegati nella palude di Fucecchio. Tra i caduti pisani celebri si annovera Francesco della Faggiola, figlio di Uguccione, che fu poi sepolto in un sarcofago nel Campo Santo Monumentale alfeo, mentre ai cavalieri teutonici che combatterono al fianco dei pisani fu dedicata la chiesa di San Giorgio, detta “ai Tedeschi”, posta in via Santa Maria.

La Battaglia di Montecatini segnò così una strepitosa vittoria per Pisa e le truppe Ghibelline, e Firenze dovette pagare una cifra enorme per riscattare le migliaia di prigionieri e soprattutto per evitare di essere invasa e distrutta dai Pisani. Cosa che se fosse successa avrebbe sicuramente ribaltato la storia toscana e italiana…




6 Agosto: Lo Die di Santo Sisto

6 Agosto: LO DIE DI SANTO SISTO

Per iniziativa dell’Associazione degli Amici di Pisa, ogni anno dal 1959 la città celebra tale giorno dedicato a San Sisto II papa e martire del secolo III come data memorabile per le varie battaglie, quasi sempre vittoriose, condotte dalla Flotta Pisana nel Medioevo, in un arco di tempo di quasi 300 anni. È Lo Die di Santo Sisto, Dies Memorialis: festa della riconoscenza e data memorabile della storia pisana.

Teatro della cerimonia è la chiesa di San Sisto in Corte Vecchia, nel cuore della Pisa antica e già in epoca medievale sede di riunioni del Senato della Repubblica Pisana e rogazioni di atti comunali. Fondata nel 1087 per celebrare il santo e in particolare la vittoria contro i saraceni di Al Mahdiya e Zawila, la chiesa romanica di San Sisto è tra le più amate dai pisani proprio per ciò che rappresenta. Ospita al suo interno, oltre a varie pitture e sculture realizzate nel corso dei secoli, anche le bandiere di Pisa e dei quattro quartieri medievali alfei di Ponte, Mezzo, Foriporta e Kinzica; un timone ed un albero d’imbarcazioni trecentesche; un’epigrafe tombale araba del XIV secolo, scoperta durante restauri all’interno del tempio e ricollocata a cura degli Amici di Pisa nel 2008.

Ogni 6 agosto, davanti alla lapide posta dall’associazione nel 1966 sul lato sinistro della chiesa per ricordare le imprese del 6 agosto nei secoli, si commemorano i Caduti Pisani di tutte le guerre, alla presenza delle autorità religiose, civili e militari. Terminata la cerimonia, il parroco celebra una funzione all’interno della chiesa, in seguito alla quale il Presidente del sodalizio presenta una relazione sulle attività svolte durante l’anno e premia i personaggi, non necessariamente pisani, che a giudizio degli Amici di Pisa si sono distinti in fatto di pisanità o comunque hanno operato in modo eccezionale a vantaggio della comunità. Per finire un esperto di storia tiene un’orazione su un argomento inerente alla storia di Pisa, che verrà poi trascritta in un libercolo distribuito gratuitamente alla cittadinanza. La serata si conclude in un ristorante tipico del centro cittadino, e durante la cena (alle ore 21) i campanili delle chiese pisane suonano a festa per onorare ancora i defunti pisani di tutte le guerre ed il santo al cui nome sono legate tante vicende della storia alfea.




6 Luglio: Sposalizio del Mare

6 Luglio: SPOSALIZIO DEL MARE

Il famoso storico pisano Emilio Tolaini (v. “Lo Sposalizio del Mare”, ETS), in una delle sue ricerche, ha trovato dei documenti che attestano l’esistenza di una festa medievale durante la quale una moltitudine di barche riccamente addobbate, sfilava in Arno fino al mare (all’epoca molto più vicino alla città rispetto ad ora). Qui, su una gran barca “tutta ornata d’oro”, una fanciulla rappresentante la città di Pisa, con un preciso rituale gettava un anello in acqua, simboleggiando lo stretto legame che la Repubblica Marinara aveva sempre avuto col suo mare, fonte della sua fortuna.

Questa Desponsatio Maris, dice il Tolaini, si svolgeva ogni anno il 6 luglio in concomitanza con la Processione del Sangue di San Piero, quando la reliquia del sangue di San Clemente veniva portata dal Duomo a San Piero a Grado e qui esposta alla venerazione dei pellegrini. Era una festa fluviale e marina, che esprimeva il rapporto da sempre strettissimo della città col mare – il suo quotidiano affidare alle onde la vita e i capitali dei suoi cittadini – ed esaltava la sua grande potenza marinara. Di questa cerimonia, presieduta dall’arcivescovo alfeo e della quale non è rimasta traccia alcuna nella storiografia locale, si fa brevemente cenno in due componimenti: il Giornale di Viaggio in Italia di Michel de Montaigne, che ne raccolse uno sfumato ricordo durante il suo soggiorno a Pisa nel 1581, e il Lamento di Pisa, di Puccino di Antonio.

Da qualche anno un gruppo di ragazzi, per rievocare quest’antica tradizione, organizza per il tardo pomeriggio del 6 luglio di ogni anno una simpatica gita in battello, aperta a chiunque, dal centro di Pisa fino a Boccadarno: qui una ragazza prescelta lancia un anello in mare secondo una cerimonia ricostruita con le scarse basi storiche disponibili, dopodiché la comitiva rientra in città fra un brindisi e l’altro, alla salute della città e di chi le vuole bene. La serata si conclude con una cena in un locale tipico. L’auspicio è che questa ritrovata festa si arricchisca sempre più di eventi e partecipazione. 




17 Giugno: San Ranieri, patrono di Pisa. Regata in Suo onore tra i 4 quartieri storici

17 Giugno: SAN RANIERI, PATRONO DI PISA. REGATA IN SUO  ONORE FRA I 4 QUARTIERI STORICI

Ranieri, giovane pisano benestante, su invito di un monaco di nome Alberto Leccapecore lasciò ogni avere ai poveri e si dedicò a digiuni e penitenze. Visse molti anni in Terra Santa e al suo ritorno a Pisa fu accolto come un santo. Gli furono attribuiti vari miracoli e alla sua morte, avvenuta il 17 giugno del 1161, la città lo volle omaggiare con un sepolcro in Cattedrale, dove riposa tuttora. Per ogni approfondimento agiografico rinviamo all’apposita sezione “Santi e Beati Pisani” curata dal Prof. Gabriele Zaccagnini.

Proprio in Cattedrale ogni 17 giugno hanno luogo solenni celebrazioni in onore del Santo, la cui urna viene talvolta condotta in processione per le vie della città e anche in barca, sul fiume Arno. Fiume che in questo giorno viene tradizionalmente solcato dalle barche dei 4 quartieri storici pisani (Santa Maria, barca celeste; San Francesco, gialla; San Martino, rossa; Sant’Antonio, verde) per contendersi il Palio di San Ranieri. La regata è preceduta da un corteo storico che si snoda sui 4 lungarni corrispondenti ai suddetti rioni.

Le prime tracce certe del palio marinaro Pisano risalgono al XIII secolo, allorché le cronache ricordano una regata svoltasi nell’anno 1292 per le celebrazioni in onore dell’Assunzione al cielo della Vergine, regina e padrona di Pisa. Solamente dal 1718 il Palio viene disputato il 17 giugno per la ricorrenza del patrono alfeo.
Le imbarcazioni impiegate si ispirano alle tipiche fregate dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano. Ogni equipaggio è composto da otto vogatori, un timoniere ed un montatore. Quest’ultimo deve arrampicarsi su un pennone alto dieci metri, posto al traguardo su di una piattaforma galleggiante, e conquistare il paliotto azzurro della vittoria. Alla barca ultima classificata la tradizione regala una coppia di paperi in segno di scherno: tale usanza è stata però recentemente interrotta per un malinteso senso di protezione degli animali.

Questa particolare modalità di assegnazione della vittoria, che rende unica la regata di San Ranieri, si ispira all’impresa di Lepanto del 1571 quando le truppe cristiane, una volta abbordata l’ammiraglia turca, si impadronirono della fiamma da combattimento posta sul pennone dell’imbarcazione musulmana.
C’è da dire però che come per il Gioco del Ponte (v.) i cittadini pisani non sono minimamente coinvolti in maniera diretta dalla Regata: non c’è spirito d’appartenenza né di competizione, si assiste al Palio solo per diletto e curiosità. Inoltre non c’è alcuna corrispondenza fra i quartieri della Regata e gli stessi del Gioco del Ponte: stessi rioni ma diversi colori per due competizioni diverse…

 




16 Giugno: Luminara di San Ranieri

16 Giugno: LUMINARA DI SAN RANIERI

Il 25 marzo 1688, nella cappella del Duomo di Pisa, intitolata all’Incoronata, venne solennemente collocata l’urna che contiene il corpo di San Ranieri, Patrono della città, morto in santità nel 1161. Cosimo III de’ Medici aveva infatti voluto che l’antica urna contenente la reliquia fosse sostituita con una più moderna e fastosa. La traslazione dell’urna fu l’occasione per una memorabile festa cittadina, dalla quale, secondo la tradizione, ebbe inizio la cosiddetta Illuminazione dei Lungarni che poi, nell’Ottocento, passò a chiamarsi Luminara.

L’idea di celebrare una festa illuminando la città con lampade ad olio non fu tuttavia un’invenzione del momento, ma una consuetudine nata da tempo ed affermatasi gradualmente col passare degli anni, probabilmente derivante dalle processioni dei lumi in onore della Vergine Maria alla quale i Pisani erano devotissimi: sono moltissime le chiese costruite in Suo onore in tutto il Mediterraneo, a partire dalla Cattedrale cittadina (appunto Santa Maria Assunta).  Il primo documento storico attestante la tradizione della Luminara risale al 1337.
La Luminara di S.Ranieri è forse per i Pisani la festa più bella e sentita. Ogni 16 giugno, la sera prima della festa del Patrono, tutti i Lungarni vengono illuminati con oltre 100.000 Lampanini (diminutivo di làmpana che in vernacolo pisano significa lampada: sono bicchieri di vetro contenenti olio che serve ad alimentare lo stoppaccino) posti su appositi sostegni di legno, detti Biancherie per il loro colore bianco, che vengono affissi sui palazzi a tratteggiarne i contorni.
Unica eccezionale appendice rispetto a questo scenario è la Torre Pendente, il campanile della Cattedrale, illuminata altrettanto arcaicamente con padelle ad olio, collocate anche sulle merlature delle mura urbane, nel tratto che racchiude la Piazza del Duomo.  Da molti anni la serata viene conclusa con una serie di fuochi d’artificio sparati intorno alla mezzanotte dalla Cittadella e dal ponte omonimo.
Le vie di Pisa si popolano di una folla immensa, e nelle strade del centro storico è un fiorire d’iniziative, feste, cenoni popolari e brindisi fino a tarda notte.
Dopo la prima illuminazione ufficialmente documentata del 1668, la Luminara venne ripetuta ogni tre anni, a meno di circostanze eccezionali che ne giustificassero l’allestimento anche al di fuori del cadenzario stabilito. Ad esempio, ne venne organizzata una in onore di Vittoria della Rovere in concomitanza della festa notturna per il carnevale del 1539, mentre il 14 giugno del 1662 l’illuminazione fu allestita in onore di Margherita Luisa principessa d’Orleans e sposa di Cosimo III. Nel 1724 si svolse una Luminara dove niente fu lasciato al caso, tanto che se ne trova ampie tracce in molti documenti conservati nell’Archivio Capitolare. Nel 1819 fu celebrata in via straordinaria per l’arrivo dell’imperatore Francesco I. Di recente ricordiamo la Luminara straordinaria del settembre 1989 in occasione della visita a Pisa del Papa Giovanni Paolo II.




inizio Giugno: Regata delle Antiche Repubbliche Marinare (ogni 4 anni)

2 Giugno (circa) REGATA DELLE ANTICHE REPUBBLICHE MARINARE

La Regata delle Antiche Repubbliche Marinare è una manifestazione sportiva di rievocazione storica, istituita nel 1955 con lo scopo di rievocare le imprese delle più note Repubbliche marinare italiane: quelle di Amalfi, Genova, Pisa e Venezia. La gara vede sfidarsi tra di loro quattro equipaggi remieri in rappresentanza di ciascuna delle Repubbliche. Tale evento, disputato sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica Italiana, si svolge ogni anno in un giorno compreso tra la fine di maggio e l’inizio di luglio, ed è ospitato a rotazione tra le suddette città. La regata è preceduta da un corteo storico, durante il quale sfilano per le strade della città organizzatrice un gran numero di figuranti che vestono i panni di antichi personaggi che caratterizzarono la storia e le istituzioni di ciascuna Repubblica. Il corteo, imponente, ha circa 320 figuranti suddiviso in 80 membri per ogni Repubblica. Amalfi porta i costumi del suo periodo più aureo, quello relativo ai traffici marittimi e commerciali. Genova ha scelto lo stile riconducibile ai tempi di Guglielmo Embriaco, condottiero crociato ricordato da Torquato Tasso nel suo poema epico cavalleresco, Gerusalemme Liberata. La Serenissima invece sceglie, per il corteo, la rappresentazione di un episodio della sua storia: il ritorno a Venezia, festeggiato dai lagunari, di Caterina Cornaro vedova del re di Gerusalemme e di Cipro annesse alla Repubblica Veneta. Pisa, nel corteo onora la figura di Kinzica de’ Sismondi l’eroina che intorno all’anno mille salvò la città da una incursione notturna dei Saraceni che risalirono la foce –quel tempo a delta- fino in città. Ella, si narra, in piena notte si accorse dell’arrivo nemico, si diresse verso la Piazza degli Anziani (oggi ribattezzata ai Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano) e qui suonò la campana della Torre degli Anziani affinchè i Pisani presenti, destati dal sonno dall’improvviso suono, prendessero le armi. Ci riuscirono e cacciarono Musetto dalle rive dell’Arno nonostante che i Pisani abili fossero in “trasferta” a Reggio Calabria proprio per strapparla dalle mani saracene. L’idea di un evento che ricordasse le vicende delle quattro potenze marinare del Medioevo fu del cavaliere pisano Mirro Chiaverini, verso la fine degli anni Quaranta del XX secolo. Il 29 giugno 1955 venne effettuata a Genova una prova sperimentale con gozzi a quattro vogatori. Il 10 dicembre dello stesso anno fu invece firmato ad Amalfi, nel Salone Morelli (l’attuale Museo Storico di Palazzo San Benedetto, sede del Municipio), l’atto costitutivo che sancì la creazione dell’Ente organizzativo della Regata. Le imbarcazioni, costruite dalla Cooperativa Gondolieri di Venezia, furono varate il 9 giugno 1956 sulla Riva dei Giardini Reali, con la benedizione del Patriarca di Venezia Angelo Roncalli (in seguito eletto papa con il nome di Giovanni XXIII).

La prima regata si svolse a Pisa il 1º luglio di quell’anno; tra i presenti spiccavano in particolare il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi ed il Ministro della Marina Mercantile Gennaro Cassiani. Alla gara prendono parte 4 equipaggi, ognuno composto da 8 vogatori e un timoniere, più alcune riserve. Dal 2004 si è stabilito che essi devono essere composti per metà da atleti provenienti dalla Regione e per l’altra metà da atleti provenienti dalla Provincia. Le imbarcazioni devono essere costruite tutte con gli stessi parametri strutturali. Proprio per garantire maggiore efficienza e leggerezza in acqua le barche, un tempo costruite in legno, oggi vengono realizzate in vetroresina.

Ogni imbarcazione dev’esser riconoscibile attraverso i colori con cui viene dipinta e dalle polene, ovvero dalle sculture lignee (ora anch’esse in vetroresina) poste sulla prua che raffigurano l’animale simbolo di ciascuna città. Perciò la barca di Amalfi è identificata dal colore azzurro e dal cavallo alato, quella di Genova dal colore bianco e dal drago (che si riconduce a San Giorgio, protettore della città), quella di Pisa dal colore rosso e dall’aquila (che simboleggia l’antico legame tra la Repubblica pisana e il Sacro Romano Impero) e quella di Venezia dal colore verde e dal leone alato (che si riconduce a San Marco Evangelista, patrono della città). La Regata si svolge su un percorso lungo 2 chilometri, che si differenzia a seconda della località: ad Amalfi si rema nel mar Tirreno lungo la costa, a Genova nel mar Ligure all’interno del bacino portuale, a Pisa nel fiume Arno controcorrente e a Venezia in Laguna. Prima dell’inizio della gara remiera si procede al sorteggio delle corsie. Il dispositivo di partenza è costituito da quattro ancoraggi fissi allineati e il via è dato dal giudice arbitro. La giuria provvede, invece, a valutare l’arrivo, giudicando il “taglio” del traguardo da parte della polena di ogni barca (per Amalfi la punta dello zoccolo anteriore del cavallo alato; per Genova la punta del naso del grifone; per Pisa l’estremità degli artigli dell’aquila; per Venezia metà della spada impugnata dal leone alato). È vietato, durante la gara, invadere la corsia di un avversario, pena la retrocessione all’ultimo posto decretata dalla giuria. È permesso, invece, il cambio del numero d’acqua solo nel caso in cui un equipaggio si porti di un’imbarcazione avanti rispetto ad un avversario.

La città vincitrice della Regata riceve in premio un trofeo in oro ed argento, che rappresenta un galeone a remi (come quello usato per la gara) sorretto da quattro ippocampi, al di sotto del quale compaiono gli stemmi delle quattro Repubbliche Marinare. Essa lo detiene per un anno, fino alla nuova messa in palio nell’edizione successiva. Sulla base del trofeo, inoltre, viene apposta di anno in anno una medaglia con il simbolo della città vincitrice della Regata; pertanto vi sono tante medaglie quante edizioni disputate.

 




29 Maggio: Battaglia di Curtatone e Montanara del 1848 e il Battaglione Universitario Pisano

29 Maggio: BATTAGLIA DI CURTATONE E MONTANARA

 La Battaglia di Curtatone e Montanara contrappose combattenti toscani e napoletani alle truppe asburgiche il 29 maggio 1848 nei luoghi intorno ai due paesi, nei pressi di Mantova, e rappresenta una fra le più simboliche battaglie della Prima Guerra d’Indipendenza italiana. L’Italia era in pieno fermento rivoluzionario dopo le memorabili cinque giornate di Milano del 18 marzo 1848 che videro la ritirata a Mantova del maresciallo Radetzky e delle sue truppe austriache. Lì vicino, la località Le Grazie era diventata il Quartier Generale Toscano di cui faceva parte anche il Battaglione Universitario composto da studenti volontari provenienti principalmente dalle Università di Pisa e Siena: giovani senza alcuna preparazione militare e mal equipaggiati.

Il 29 maggio 1848 circa 20mila uomini delle truppe austriache attaccarono i paesi di Curtatone e Montanara (presso Mantova) scontrandosi con circa i 7mila tosco-napoletani. L’esito fu scontato, il corpo di spedizione toscano soffrì gravi perdite (168 morti, 500 feriti e circa 1200 prigionieri) ma il sacrificio non fu vano. L’imprevista resistenza e le ingenti perdite bloccarono gli austriaci e dettero il tempo all’esercito piemontese di riorganizzarsi e di sconfiggere le truppe nemiche nella battaglia di Goito.

La battaglia di Curtatone e Montanara, non rilevante nella guerra tra Piemonte ed Austria, assunse subito un significato ideale che trascendeva la sua importanza militare, trasformandosi in un simbolo. Giovani volontari, male armati ed equipaggiati, non addestrati, avevano tenuto testa per un intero giorno ad uno dei più potenti eserciti europei, dimostrando tutto il valore della gioventù della nascente nazione italiana e la forza delle idee che li sorreggevano.

Silvestro Centofanti, da Calci, professore di storia della filosofia alla Sapienza di Pisa, con le sue coinvolgenti lezioni sulla patria spinse due terzi degli iscritti a partire volontari: 389 su 621 furono i ragazzi che si precipitarono col Battaglione Universitario Pisano verso quell’avventura che si sarebbe tragicamente chiusa in un bagno di sangue.

Il 29 maggio 2011, nel 150° anniversario dell’Unità d’Italia, l’amministrazione comunale di Curtatone ha conferito la cittadinanza onoraria all’Università di Pisa e all’Università di Siena a perenne riconoscimento dei loro studenti e professori combattenti nella Battaglia di Curtatone e Montanara. A Curtatone c’è un’importante strada dedicata all’Ateneo Pisano, e a Pisa un’altrettanto importante via è intitolata ai due paesi mantovani.




29 Aprile: San Torpè, patrono della Parte di Tramontana del Gioco del Ponte

29 Aprile: SAN TORPÈ

Caius Silvius Torpetius, conosciuto oggi come San Torpè, fu ufficiale della corte di Nerone (officium Neronis) e visse negli anni in cui Pietro Apostolo approdò nel punto in cui fu poi edificata la Basilica di San Piero a Grado, che da lui prese il nome. Convertitosi al Cristianesimo, fu battezzato da un eremita di nome Antonio sul Monte Pisano. Perseguitato per la sua scelta religiosa, fu torturato e decapitato presso la foce dell’Arno il 29 aprile del 68 e il suo martirio fu narrato in una Passio composta da un estensore pisano nel VI o VII secolo.

Vuole la leggenda che il corpo, abbandonato su una barca insieme a un cane e ad un gallo, sia approdato presso Heraclea in Provenza, poi ribattezzata Saint Tropez in suo onore.  La testa del santo invece rimase a Pisa ed è custodita in un busto in argento, donato dai fratelli Lanfranchi nel 1667, posto sull’altar maggiore della chiesa di San Torpè. Tempio fondato nel 1254 e che si trova, ironia della sorte, in Largo del Parlascio presso i Bagni intitolati tradizionalmente a Nerone, l’imperatore che perseguitò il santo. Il culto di San Torpè si è rafforzato nei secoli grazie anche ai numerosi miracoli che gli sono stati attribuiti. Tra questi, quello del 29 aprile 1633, anno in cui Pisa fu colpita da una grave peste ma grazie alle preghiere rivolte al santo ne fu presto liberata.

Proprio ogni 29 aprile i francesi di Saint-Tropez compiono un pellegrinaggio a Pisa con una delegazione composta dai maggiorenti della città e rappresentanze in costume storico. Una messa viene concelebrata nella chiesa alfea di San Torpè da sacerdoti pisani e francesi e al termine un corteo in costume, composto da cittadini delle due comunità, attraversa la città di Pisa, nel segno di una unione lunga duemila anni. Una tradizione che vede i pisani ricambiare la visita a Saint-Tropez durante i festeggiamenti della “Bravade”, manifestazione storica in ricordo del passato militare della città.

Si rimanda all’apposita sezione del nostro sito “Santi e Beati pisani” per un ulteriore approfondimento agiografico in merito.