Il Centro Storico di Pisa

Attualmente il Centro Storico, spopolato dalle giovani famiglie, può sembrare ai più, una grande aula universitaria, con picchi turistici nella sola zona del Duomo, peraltro mal frequentata da borseggiatori e venditori abusivi. Di sera i lungarni, complice una disgraziatissima politica di concessione  indiscriminata delle licenze commerciali relativa alla somministrazione di bevande alcoliche, si trasforma in un  divertimentificio per studenti più dediti allo sballo dell’alcool che all’approfondimento delle esperienze delle lezioni. Molte zone cittadine di sera sono infrequentabili: Piazza delle Vettovaglie, zona Stazione sono dei veri mercati di spaccio di ogni tipo di droga: la cronaca purtroppo ne e’ testimone.  “L’Associazione degli Amici di Pisa” richiede da sempre anche una maggiore attenzione verso la repressione degli autori delle scritte sui muri cittadini e la loro immediata cancellazione. Come richiede il rispetto delle leggi vigenti in materia di occupazione di suolo pubblico da parte degli esercizi commerciali obbligati ad arredare secondo il contesto che proibisce l’utilizzo delle sedie in plastica o della musica ad alto volume, il rispetto dell’ordinanza del Sindaco detta “antiborsoni” e quella per reprimere l’affissione abusiva e le scritte sui muri cittadini. Il Centro Storico deve essere un “giardino fiorito” dove possano coesistere i vari strati sociali della città, senza far prevalere l’una in danno dell’altra. Ma purtroppo l’arredo urbano -dalle fioriere che non ci sono, alle aiuole spartitraffico abbandonate, alla cartellonistica più volte rivista- non è degno di una città d’arte toscana. Il Centro Storico, per le sue peculiarità urbane, ben si presta ad essere ospite di botteghe artigiane o di commercio di speciali tipiche non solo alimentari. La nostra Associazione è convinta che si possa rilanciare il settore delle attività del restauro dei mobili, dell’antiquariato, delle scuole di pittura, scultura, delle piccole officine di lavorazione del ferro e del legno artistico nelle sue molteplici configurazioni. 




Difesa dell’Aeroporto di Pisa

Volantino in difesa dell'Aeroporto "Galilei"




5 per 1000

Destina il 5 per 1000 all’Associazione degli Amici di Pisa

C.F. 80011400506

Amici di Pisa: più forza, più voce al servizio della città




Grandi personaggi pisani

Presto on line

Pagina in costruzione




Aeroporto

Le attività dell’ “Associazione degli Amici di Pisa” non potevano, negli anni, non tener conto delle potenzialità geografiche dell’allora campo d’aviazione di San Giusto. Lì già nel 1911 i fratelli Ugo e Guido Antoni impiantarono una fiorente attività aeroportuale i cui primi vagiti risalgono a due anni prima. Proprio per questo concetto, sotto la presidenza del Maestro Alfredo Marcelli, venne presa l’iniziativa di sensibilizzare l’opinione pubblica per acquistare i terreni necessari alla costruzione dell’aerostazione civile. Correva il luglio 1962: da quel momento in poi gli “Amici di Pisa” avrebbero sempre fatto scudo e rilancio al bene pubblico pisano che stava sorgendo, l’Aeroporto Toscano Internazionale “Galileo Galilei”. Naturalmente i mezzi per farlo erano in linea con i tempi. Eccone due esempi del 1962:

ManifestoManifesto

Grazie anche a questi interventi, il Consorzio Aerostazione Civile di Pisa nel 1966 poté espandere le proprie attività commerciali nella nuova Aerostazione costruita a margine  dell’attività militare che già si stava distinguendo -come 46° Stormo prima, come 46ma Brigata Aerea poi- come eccellenza dell’Aeronautica Militare Italiana. Questi successi non potevano però non attirare malevole attenzioni. Dal libro “L’Associazione degli Amici di Pisa. Cinquant’anni di storia della città” di Alberto Zampieri e Carlo De Santis, Pacini Editore, Pisa, 2008” si legge al riguardo: “nel 1974 gli Amici di Pisa fecero affiggere in città un grande manifesto nel quale si richiedeva che l’Aeroporto di San Giusto venisse chiamato “Galileo Galilei”. Questa richiesta non scaturì da una bizzarra idea dell’Associazione, ma da una necessità di contrapporsi alla proposta di un disegno di legge che in quell’anno venne presentato per mutare la denominazione dell’aeroporto pisano in aeroporto di “Firenze-San Giusto”. Il manifesto, facendo riferimento alla giusta decisione di non far costruire un secondo aeroporto internazionale in Toscana, cioè a Firenze, in quanto lo scalo pisano rappresenta “il naturale scalo aereo anche di Firenze”, sosteneva che il nostro aeroporto dovesse essere dedicato a quell’uomo toscano che “aprì le vie dei cieli: Galileo Galilei.” Questa è una delle battaglie vinte dagli Amici di Pisa: l’Aeroporto Pisano dal 1974 si chiama infatti Aeroporto Internazionale Galileo Galilei.”

LocandinaLocandina "Il Tirreno"

Vinta una battaglia gli “Amici di Pisa” restano sempre in campana. Dallo stesso libro si legge a pagina 106-107: “nel 1979 infine l’Associazione rivolse molta attenzione al problema dell’isolamento dell’aviostazione, sostenendo “l’urgenza di potenziarla, se si vuole che davvero divenga l’aeroporto della Toscana”. Dopo vari anni di polemiche sulla costruzione di un nuovo aeroporto a Firenze, infatti, poi non realizzato (al tempo…) e sul “fantomatico e fantasioso treno-dogana che in quaranta minuti ci avrebbe portato non si sa come da Firenze all’aerostazione di Pisa”, gli Amici di Pisa invocarono che era l’ora di potenziare l’aeroporto Galilei, utilizzando gli  “otto miliardi, se non andiamo errati, già stanziati per il costruendo aeroporto toscano” per toglierlo dall’isolamento “in cui ci sembra stia finendo” e trovare quindi i fondi anche per la “Superstrada per Firenze nel tratto pisano che ci sembra ancora allo stato di progetto”. Furono fatti quindi molti interventi su questo argomento, a sostegno del potenziamento dell’aeroporto pisano, destinato, per forza di cose, a diventare lo scalo internazionale della Toscana, avendone di fatto tutte le prerogative. Fu messa anche in risalto l’urgenza dei provvedimenti necessari, sia per sopperire alle esigenze dell’utenza, sia perché “è in queste generali condizioni di stasi che Firenze fa valere i suoi diritti e le sue ragioni”. Gli interventi continuarono anche negli anni successivi….quando, agli inizi degli anni ’80, la stampa locale arrivò a scrivere “difendere il Galilei con le unghie e con i denti”, dopo che “a Firenze si è riaccesa con vigore la fiamma del nuovo aeroporto. Non era dunque pretestuosa l’invocazione degli Amici di Pisa di “fare presto, di non perdere tempo”. Gli anni passano, a pagina 121 si legge: “agli inizi degli anni ’80 l’Associazione tornò con fermezza sui problemi dell’aeroporto pisano, innanzitutto con una presa di posizione a favore del raccordo aeroporto-stazione che veniva ritenuto “indispensabile allo sviluppo del Galilei e per completare i collegamenti con il resto della regione. Facendo voti che l’opera di potenziamento dello scalo pisano prosegua con estrema decisione, soprattutto per quanto riguarda il raccordo ferroviario il quale, oltre a corredare l’aeroporto di uno svincolo di moderna concezione, viene a completare i collegamenti con il resto della regione”, gli Amici di Pisa elogiarono il presidente della SAT -che nel 1978 sostituì il Consorzio Aerostazione Civile di Pisa- il quale, in modo veramente encomiabile, assolve il compito che gli è stato affidato, superando i limiti dei propri doveri per il bene della comunità cittadina e regionale”. Il problema dei collegamenti con l’aeroporto veniva oltremodo visto nell’ottica dell’inquadramento dello scalo pisano come aeroporto regionale e quindi di agevolare Firenze, “la quale se deve rinunciare ad un suo aeroporto a breve distanza dall’agglomerato urbano, ha anche pieno diritto che l’aeroporto regionale di Pisa sia raggiungibile, con facilità e celerità, sia a mezzo strada sia a mezzo ferrovia.”. Dunque il fantomatico e fantasioso treno che solo qualche anno prima sembrava un’utopia, venne caldamente richiesto nei primi anni di questo decennio, nel quadro di completamento del potenziamento dell’aeroporto Galilei. In questi anni come abbiamo detto si riaccese a Firenze la voglia di un aeroporto di primo livello e a Pisa si riaccesero le preoccupazioni, tanto che l’Associazione non esitò a riprendere la battaglia: fu organizzata ben presto una conferenza stampa sull’argomento, alla quale furono invitate tutte la autorità interessate ed aperta alla cittadinanza, “non per sostituirsi a nessuno, né alle autorità, né agli organi preposti al governo della città, ma perché il lavoro dell’Associazione “si concretizza nell’azione di pressione e di stimolo verso tali autorità, affinché queste, sollecitate dall’opinione pubblica, anche con la critica quando è necessaria, possano più facilmente e rapidamente raggiungere gli obiettivi che tutti ci prefiggiamo per il bene comune”. Così il dibattito fu condotto da Mauro Del Corso, segretario dell’Associazione ed incaricato di seguire il problema aeroportuale il quale, citando non pochi documenti e le posizioni di molte personalità politiche che sin dai primi anni ’60 avevano espresso i loro autorevoli pareri a favore del potenziamento del Galilei, illustrò le motivazioni dell’impossibilità di un altro aeroporto internazionale nella regione e l’incongruenza dei “radicali mutamenti” di opinione degli organi regionali. Tra la documentazione citata, vi era una dichiarazione di potenziamento dello scalo pisano sottoscritta da illustri nomi quali lo scultore Henry Moore, gli scrittori Ginsburg, Moravia, Bassani, Pratolini ed il resoconto di un convegno dei controllori di volo, tenutosi a Lucca, nel quale si evidenziava che “lo spazio aereo non è sufficiente per due aeroporti di primo livello, quale anche Firenze vuole diventare”. Ancora gli Amici di Pisa protagonisti per impedire lo spreco di denaro pubblico e per tutelare l’aeroporto Galilei a pagina 175-176 del libro sopracitato si legge: “..tornò sul tavolo del Presidente Paolicchi e dei consiglieri dell’Associazione anche il tema scottante del tentativo di sminuire  l’importanza dell’aeroporto Galilei a favore di quello fiorentino. Dopo un primo tentativo di potenziare lo scalo pisano, attuato dall’allora amministratore delegato della SAT Ezio Corucci al quale gli Amici di Pisa concessero la qualifica di socio onorario dell’Associazione, nel 1991 Paolicchi non esitò ad intervenire pubblicamente per esprimere la preoccupazione dei pisani per lo sviluppo concorrenziale recentemente raggiunto da Peretola a seguito della scelta di una compagnia aerea nazionale di concentrare quasi tutti i suoi voli sull’aeroporto fiorentino e qualcuno su quello di Verona, tralasciando gli altri scali toscani. Corucci rispose con attenzione, illustrando la situazione del Galilei e sottolineando che la SAT non reputa neppure minimamente finito l’aeroporto pisano, bensì si sta attivando per un suo maggiore potenziamento. Forni assicurazioni in merito rilanciando il tema di un’unica società di gestione dello scalo pisano e ringraziò tutti coloro in primis gli Amici di Pisa che hanno aiutato e aiuteranno il Galilei. Nel settembre 1994 alla SAT subentrò il nuovo amministratore delegato, Ing. Pier Giorgio Ballini (recentemente scomparso). Egli confermò l’impegno della società di mantenere alto il livello qualitativo dell’aeroporto e di attuare più competitività anche nei riguardi dell’aeroporto di Peretola, pur senza farne una lotta di campanili. Il nuovo amministratore promise una grossa campagna di marketing, più voli nazionali ed internazionali e di divenire il terzo scalo intercontinentale d’Italia per il traffico merci, fare la guerra a Bologna per accaparrarsi più voli charter. Un anno dopo gli Amici di Pisa dovettero tornare sulla questione aeroporto, allorché arrivò la notizia della cancellazione del volo per Parigi a favore di Firenze. Il dibattito coinvolse ovviamente altre forze cittadine, politiche in primo luogo, e le preoccupazioni per la sorte del Galilei fu grande. Ancora una volta l’Associazione evidenziò l’importanza per la città dello scalo aereo per ciò che rappresenta per i tanti posti di lavoro ad esso legati e non solo per Pisa ma per tutta la regione, in quanto il Galilei è prezioso per l’intera Italia centrale, per la sua felicissima posizione geografica ed è il fiore all’occhiello della Toscana. L’Ing. Ballini cominciò ad attuare una politica di sviluppo del Galilei, politica portata avanti dalla sua erede naturale e già suo braccio destro: la dottoressa Gina Giani. Lo sviluppo è stato di notevole entità ma ancora oggi troviamo tentativi di scippo che in qualche modo gettano ombre sul futuro che non possono essere che di ulteriore crescita e di ulteriore prestigio.” In tempi relativamente recenti con la Presidenza della professoressa Olga Carla Sbrana nel 2003, gli Amici di Pisa furono costretti ad intervenire pubblicamente sul tema aeroportuale. A pagina 197 del citato libro del 50mo dell’Associazione si legge che: “ …. riguardava il ruolo dell’Aeroporto Galilei in virtù di continui tentativi di ridurlo a ruolo subalterno  in Toscana al Vespucci di Firenze. A tal proposito gli Amici divisero l’intervento in due parti: una per esprimere plauso alle notizie positive riguardanti lo scalo pisano che ad ulteriore dimostrazione delle proprie eccellenti caratteristiche tecniche ed infrastrutturali è stato incluso nella ristrettissima élite (5 in totale) formata da quegli aeroporti italiani in grado di accogliere l’aeroplano un particolare modello di Antonov, più grande del mondo, ma anche per l’aspetto forse ancora più importante, la crescita del Galilei in termini di passeggeri e dunque di fatturato che fece registrare i livelli più elevati sul piano nazionale che già nel 2001, nell’annus horribilis del trasporto aereo in conseguenza dei fatti dell’11 settembre, era aumentata a fronte di un decremento nazionale del 2,4%. L’altra per evidenziare, al contrario, gli aspetti negativi che gravavano sull’aeroporto Galilei a cominciare dalla minacciata cancellazione del Codice unico inteso come possibilità per l’operatore turistico di visualizzare nella medesima videata tratte ed orari di entrambi gli scali toscani. Quale ragione –si chiesero gli Amici di Pisa- di un eclatante successo se non nelle scelte aziendali strategicamente corrette? E quindi –chiesero ancora- con questo atto si intende forse arrecare un danno al Galilei colpendolo proprio nel suo posizionamento strategico?. Dichiararono infine che questa Associazione s’impegna nei confronti della città a seguire costantemente ed a tenere vivo l’argomento nonché quanto prima ad organizzare un incontro-dibattito con gli addetti ai lavori e la cittadinanza.”. L’argomento aeroportuale segna poi numerosi e significativi interventi in difesa della prosperità del nostro aeroporto, bene di Pisa e della Toscana. Rimandiamo alla cronologia dei nostri comunicati stampa.

Il Tirreno




Autostrada A-12 “Europa 1”

Fin dai primi anni della sua Fondazione, l’Associazione degli Amici di Pisa si è impegnata affinché Pisa potesse godere della costruenda autostrada Genova – Roma chiamata allora Europa 1 “E1”.  Giova prendere ad esempio quanto scritto dagli autori del libro del 50mo dell’Associazione, Zampieri e De Santis: “La battaglia per l’Europa 1 ebbe infatti i suoi primi interventi già nel 1961 quando fu redatto un vero e proprio comunicato a seguito della pubblicazione sulla stampa del tracciato della costruenda nuova autostrada che escludeva Pisa a favore della direttrice Viareggio – Lucca. L’Associazione mise in luce le contraddizioni del progetto autostradale, che “risultava più oneroso di quello già previsto e concordato ad oriente di Pisa venendo ad elidere l’importantissimo nodo aereo-ferro-stradale che da tempo immemorabile ha il suo naturale fulcro in Pisa”, non tenendo conto “delle reali necessità delle altre strade di grande comunicazione col  retroterra della Toscana intiera”. Era l’anno 1963 quando il sodalizio intervenne ancora pubblicamente con manifesti affissi, incontri, lettere, comunicati stampa, perché il tracciato non escludesse Pisa tagliandola fuori dallo sviluppo, penalizzandone l’economia e il prestigio. Grazie anche a queste lotte, durevoli nel tempo, la città ottenne in seguito  il casello di “Pisa Nord-Migliarino” e quello di “Pisa Sud-Coltano”, poi spostato verso nord in “Pisa Centro” con l’uscita attuale in prossimità di San Piero a Grado e collegato alla superstrada FI-PI-LI.

Locandinamanifesto

Al riguardo di ciò merita di essere ricordata una lotta: quella del maggio 1970. In quella occasione l’Associazione degli Amici di Pisa fece affiggere diversi manifesti in città  dal titolo “Proibito venire a Pisa! Ci giunge notizia  che qualificati ambienti pisani hanno ricevuto numerosissime proteste di automobilisti che, imboccando l’autostrada E1 (ora A-12) a Viareggio e diretti a Pisa, nell’intento di poter uscire nei pressi della Città, hanno invece dovuto proseguire per Livorno non ritenendo essere il casello di Migliarino l’uscita per Pisa, perché troppo distante dalla città…” il manifesto chiuse l’intervento con un realistico commento: “…. convincerà almeno l’imminente scadenza elettorale i nostri governanti a tutelare gli interessi di coloro che dopo tutto, sono i loro elettori?”. Rimane il fatto che, attualmente la costa toscano-laziale dell’Italia non ha ancora un collegamento autostradale continuo. Sono passati cinquant’anni, “cercano” di costruire un secondo aeroporto internazionale impossibile a Peretola, ma per raggiungere Roma da Genova o da Torino in auto o in camion è impossibile farlo in maniera diretta: è necessario uscire a Rosignano percorrere una specie di strada chiamata Aurelia fino a Civitavecchia e da lì riprendere l’autostrada fino a Roma. Di fatto, un Genovese o un Torinese per andare a Roma è quasi obbligato a passare per Firenze: con aumento di costi autostradali e di carburante dovuti al maggior chilometraggio. L’Italia non può contare sulla dorsale autostradale tirrenica ma solo quella dell’A1 Firenze-Roma, con tutti i problemi del caso. In questi mesi è notizia di un ennesimo nuovo progetto limitato dai mancati finanziamenti. Di certo il completamento della Rosignano-Civitavecchia è un atto dovuto visto che siamo nell’anno 2011!




Spopolamento

Da sempre “L’Associazione degli Amici di Pisa” si battono per una città più prospera e più grande, capace di difendersi meglio negli equilibri regionali e nazionali. L’obiettivo, secondo noi è raggiungere quota 150 mila abitanti nel solo comune di Pisa e non nel complesso di area vasta, che in conseguenza, potrebbe arrivare a  ridosso di quota 250mila.

Locandina "La Nazione"Locandina "Il Tirreno"

L’aumento demografico, favorendo in primis il rientro dei pisani precedentemente usciti, e’ vitale per ridare risorse alle esangui casse del comune di Pisa che deve far fronte attualmente e  quotidianamente a servizi per 150 mila persone a fronte di 90 mila residenti scarsi iscritti al ruolo alla Sepi. E’ fin troppo evidente che il Comune di Pisa, di conseguenza, possa fare ben poco per investire sul territorio come questo merita. Per invertire questo pernicioso status quo e’ necessario un colpo d’ala iniziando a ridare vigore all’edilizia pisana attraverso edifici residenziali  biocompatibili e al tempo stesso rispettosi di canoni architettonici di qualità. Per avviare un nuovo piano edilizio è necessario che Pisa ne ponga le basi ridefinendo gli attuali confini a nord con San Giuliano Terme e Vecchiano e ad est con Cascina. La ragione di un aumento della superficie del Comune di Pisa non e’, come qualche maligno potrebbe pensare, nel bisogno di territorio da dominare e gestire personalmente ma, per i motivi sopra esposti, di rifinanziare le casse comunali con un gettito aggiuntivo tutt’ora mancante, riequilibrando le risorse e il gettito fiscale. Valida concettualmente, l’iniziativa finalizzata allo spostamento delle caserme dal centro città in una nuova da edificare ad Ospedaletto: rimangono dubbi sulla destinazione d’uso delle aree lasciate libere e sulla sostenibilità finanziaria del Progetto Caserme. Valido anche l’idea del Progetto PIUSS per il recupero della Cittadella Vecchia su cui gli “Amici di Pisa” chiedono la riproposizione del vecchio Porto di Pisa come Parco Archeologico e dell’area dell’Ospedale Santa Chiara. Proprio quest’ultimo lavoro non ha convinto nelle sue proiezioni, il progetto dell’Architetto David Chipperfield: oltre alla difficoltà di capire cosa si creerà nell’area del Santa Chiara, gli edifici che verrebbero lì costruiti non sono in linea né adeguati con il contesto preesistente risultando -al momento-  un progetto avulso, molto autocelebrativo e autoreferenziale.




Le Università

Già nel 1970 l’Associazione degli Amici di Pisa -nella presidenza del Cav. Renzo Paolicchi- si impegnò in una battaglia in cui il sodalizio credette molto, quella contro il decentramento dei tre istituiti universitari pisani: la Sapienza, la Scuola Normale Superiore e la Scuola Superiore di Studi e Perfezionamento “Sant’Anna”. L’idea del trasferimento di alcuni istituti dell’ateneo pisano in città limitrofe, come Lucca e Livorno, da subito non fu ben vista dall’Associazione che, nel corso degli anni, aveva vissuto con amarezza molti altri decentramenti: il centro ferroviario, varie industrie e perfino nel settore turistico. Fu fatto notare all’allora Magnifico Rettore Prof. Alessandro Faedo, il contrasto con altre Università toscane, quelle di Siena e Firenze dove, al contrario, ci si stava attivando per un concentramento in campus e poli universitari cittadini. In una lettera aperta pubblicata nel 1971, l’Associazione domandava alle autorità competenti riguardo alla cessione dell’area ex Politeama (che avrebbe dovuto accogliere la facoltà di Economia e Commercio e ospitare un palazzo dei congressi al servizio della città) e al Comune in merito a quando avrebbe dismesso l’edificio in via Pasquale Paoli, già acquistato dall’Università per l’allora istituenda nuova sede della facoltà di Fisica. Gli interventi sulle problematiche universitarie furono davvero tanti e ricorrenti negli anni Settanta e Ottanta. Nel 1971 ad esempio il quotidiano “La Nazione” riportò un articolo su ben quattro colonne relativo alle proteste dell’Associazione, che definì l’Università “l’unico bene rimasto a Pisa, e non solo in quanto a prestigio e cultura, ma anche in fatto di economia cittadina”.Naturalmente il problema era visto nella sua globalità, compresa l’ottica dell’economia alfea, e guardando certamente ad un eventuale potenziamento dell’indotto, piuttosto che a un suo paventato ridimensionamento causato dai ventilati spostamenti di più dipartimenti universitari. Giova anche ricordare che al tempo delle prime polemiche sul decentramento universitario del 1970-71, le Università italiane e Pisa non faceva specie, non erano organi di insegnamento di massa come lo sono adesso. Nei primi anni ’70 gli iscritti a Pisa non erano oltre i 9000 studenti, contro i 60.000 attuali: i numeri fanno la differenza. Ieri come oggi: 8000-10000 universitari erano gestibili da un tessuto sociale come Pisa. Gli attuali 35.000 fuori sede no. Sono aumentati  i corsi di laurea, di specializzazione e di ricerca: un successo di cui tutti noi siamo orgogliosissimi. Ma la città, non governando bene il fenomeno, ha perso la propria identità proprio in virtù dei numeri sopra esposti.  Una identità persa secondo noi, cambiata secondo altri. Di fatto le nuove generazioni di pisani sono stati costretti ad emigrare nei comuni limitrofi a causa della speculazione sugli affitti lievitata ai massimi livelli proprio dalla massiccia presenza degli Universitari provenienti da fuori città. Anche il commercio di vicinato ne ha subìto le negative conseguenze così come la partecipazione sociale alle attività storiche e culturali. Si assiste così ad un forte squilibrio sociale ed economico cittadino da sanare.

LocandinaLocandina

Tornando alle battaglie contro il decentramento universitario del ’70-’71,  gli Amici di Pisa pubblicarono una lettera aperta nella quale lanciavano un allarme per lo stato di crisi in cui sarebbero caduti non solo gli esercizi commerciali direttamente connessi con il mondo studentesco (librerie, pensioni, drogherie e locali pubblici), ma anche le famiglie che arrotondavano stipendi e pensioni affittando una o due camere della propria casa agli studenti (usanza ormai scomparsa, oggi vengono affittati agli studenti interi appartamenti, e non di rado al mercato nero). L’Associazione dunque aprì già all’epoca un’annosa battaglia “nell’interesse degli studenti che trovano a Pisa una posizione geografica che nessun’altra città toscana può offrire, checché ne pensi il professor Faedo; nell’interesse degli studi, efficienti solo se riuniti in vasti e completi centri di cultura; nell’interesse della città, la quale non può e non deve essere punita con un provvedimento fatale per tutto il suo futuro”. Con il crescere degli iscritti alle Università Pisane si aggiorna l’azione dell’Associazione degli Amici di Pisa.Qualche anno più tardi, quando si cominciò a parlare del trasferimento della caserma “Artale” di via Roma, gli Amici di Pisa, “auspicando che il reparto non venga dirottato su un’altra città”, proposero caldamente alle autorità interessate di assegnare la caserma all’Università, per “un più ampio sviluppo dell’Ateneo anche in considerazione del fatto che l’ampia piazza d’Armi può ben ospitare il battaglione dei paracadutisti assegnato alla città”. Ed ancora. Verso la fine degli anni ’70 l’Associazione si batté nuovamente contro lo spostamento dell’Università a Tombolo, ritenendolo “contro l’espansione della città”. Fu scritto infatti in quell’occasione: “Mentre città come Lucca cercano di avere istituti universitari per aver vivo il tessuto urbano e trovare così occasioni per recuperare il patrimonio edilizio esistente, Pisa opera per allontanare le sue strutture universitarie?”.Ancora durante gli anni ’90 l’Associazione si scontrò con gli organi universitari e politici, almeno quelli favorevoli al trasferimento di alcune strutture in altre città. Le motivazioni addotte infatti continuavano a non convincere gli Amici di Pisa, che non ebbero timore di rendere pubbliche le proprie opinioni, sottolineando che tale spostamento era voluto “principalmente per appagare gli orgogli campanilistici di altre città, unitamente alle fortune elettorali di qualche partito politico  e per creare nuovi equilibri di potere, didattici e culturali, a beneficio esclusivo di alcuni docenti”. L’Associazione rivendicava “le ragioni della presenza della nostra Università nella storia, nella cultura e nelle tradizioni della città e del suo territorio, che hanno determinato legami non divisibili”.

La NazioneIl Tirreno

Nel 1993 gli Amici di Pisa raccolsero cinquemila firme in una petizione contro il decentramento dell’Ateneo: un’iniziativa alla quale risposero tutte le categorie di cittadini, impiegati, operai, studenti ed anche docenti universitari, che vollero dare un chiaro segnale di sfiducia verso chi perseguiva la strada del decentramento. Insidie sempre denunciate dall’Associazione, riforme mascherate da presunti benefici per Pisa. La lotta degli Amici di Pisa non si è mai fermata nel tempo. Queste problematiche sono ancora dibattute ai giorni nostri ed anche i termini della disputa non sono mutati. Nel settembre 2010 infatti il Presidente dell’Associazione, Franco Ferraro, è nuovamente intervenuto in merito sulla stampa locale contro l’ennesima ipotesi di decentramento, invocato stavolta come rimedio allo spopolamento della città. L’Associazione sostiene infatti la necessità di un riequilibrio della composizione complessiva del centro storico, per passare da una società a monostruttura universitaria ad una struttura sociale variegata nella quale i pisani in rientro siano in condizione di recitare il loro naturale ruolo di protagonisti in tutti i settori della vita cittadina. Nello stesso tempo l’Associazione incoraggia la costruzione di residenze studentesche multifunzionali da costruire fuori dal centro storico, continuando il lavoro già ben fatto in località Praticelli (Ghezzano). Ciò mantenendo le Facoltà e i dipartimenti in centro, e completando la viabilità con un riconvertito trasporto pubblico su rotaia per questo nascente pendolarismo studentesco di breve raggio.

Le residenze studentesche “dei Praticelli”

Dando così un volto veramente europeo a Pisa senza per questo doverla spogliare. Purtroppo, in senso contrario si è mossa la Scuola Superiore di Studi Universitari e Perfezionamento “Sant’Anna”, la quale nel novembre del 2002 inaugurò a Pontedera il “Polo Sant’Anna Valdera” che ospita alcuni laboratori che svolgono ricerche scientifiche e tecnologiche di eccellenza in vari settori. Anche nel 2010 la città ha visto una nuova spoliazione delle proprie realtà: è il caso del Laboratorio NEST della Scuola Normale Superiore. Sito nel complesso normalistico di Piazza San Silvestro è stato trasferito a Poggibonsi (SI) in virtù di un protocollo d’intesa finanziato anche dalle banche locali. È di vitale importanza infatti che Pisa non sia soltanto una città universitaria d’eccellenza come lo è adesso, arroccata dentro le mura urbane, ma anche universitaria, dove accanto ai tre prestigiosi istituti universitari convivano altre eccellenze in altri campi: industriale, commerciale, convegnistico, museale e aeroportuale. A proposito di industria, l’Associazione ritiene che sia fondamentale una ancora più stretta collaborazione delle tre Università col territorio che le ospita, seguendo, con maggior convinzione, l’esempio virtuoso del Polo Tecnologico di Navacchio. È necessario infatti far ripartire l’economia locale sia con le micro aziende start up non solo in ambito tecnologico ma anche manifatturiero, sia con le aziende presenti da anni sul territorio e riversare poi il sapere universitario (ed i brevetti che ne conseguono) su queste aziende, ridando forza e stimolo al settore industriale pisano, che ha lentamente abbandonato i dintorni cittadini per spostarsi in altri Comuni, quando non addirittura in altre città. L’Associazione degli Amici di Pisa ritiene inoltre che sia ormai necessario introdurre una “contributo di scopo” a carico di ogni iscritto alle Università Pisane: ovviamente non per introdurre vessazioni fini a se stesse a chi decide di formare a Pisa i suoi studi, ma per compartecipare gli universitari ai costi della città e che il Comune affronta anche per gli Universitari e che attualmente non recupera in nessun modo. Una cifra simbolica aggiuntiva di circa il 10% delle tasse universitarie che gli Atenei Pisani potrebbero riversare nelle casse del Comune di Pisa. Che a sua volta, potrebbe direttamente impiegarli per la manutenzione dell’arredo urbano, dei servizi pubblici. Gli attuali 60.000 iscritti alle Università Pisane sono protagonisti a ciò che le statistiche gestionali affermano: la città è quotidianamente popolata da oltre 150.000 persone a fronte di 90.000 contribuenti che compartecipano alle spese generali. Il “Contributo dell’Universitario” e la costruzione di efficienti residenze studentesche ai Praticelli sono, a nostro avviso, la migliore medicina per riequilibrare una Pisa eccessivamente sbilanciata sul “prodotto Università”.




Superstrada FI-PI-LI

Nel primo progetto del 1959 (anno che coincide con la fondazione dell’Associazione degli Amici di Pisa) la superstrada come la vediamo adesso non avrebbe dovuto essere tale. Doveva essere come una strada veloce di 70 chilometri per collegare alle sue estremità esclusivamente Firenze con il porto di Livorno, rinverdendo così il medievale potere mediceo. Dunque, invece di provvedere a risolvere il problema del traffico automobilistico della collassante Strada Statale 67-Tosco Romagnola nelle due direzioni Pisa-Firenze e progettare una vera Firenze-Pisa-Livorno seguendo quasi parallelamente il già presente tracciato ferroviario,  i tecnici studiarono invece una strada a tre corsie. Con quella centrale di solo sorpasso per le due direzioni. Idea poco dopo scartata per l’ovvia pericolosità. Il tracciato progettato in questione sarebbe dovuto partire da Firenze, interessare Empoli, San Miniato, San Romano Pontedera e da lì, anziché proseguire verso Pisa e da qui a Livorno, avrebbe puntato direttamente verso Colle Salvetti fino a Livorno escludendo completamente Pisa.

Tracciato iniziale superstrada

Le proteste cittadine, partite dagli Amici di Pisa, presero man mano corpo e fu trovata, con il passare degli anni e delle susseguenti feroci discussioni pubbliche e non, anche a livello politico, una linea di italico compromesso sul tracciato che vediamo tutt’oggi. Un tracciato che, percorrendo la FI-PI-LI, in prossimità di Fornacette, compie una biforcazione verso Pisa fino a confluire a San Piero a Grado nella A-12. L’altro ramo, da Fornacette e non da Pisa, finisce a Livorno. Questa biforcazione impedisce ai Pisani (ed ai Livornesi in senso contrario) di spostarsi rapidamente superando la vecchia Aurelia. Anzi, costringe il traffico veicolare dei pendolari ad utilizzare l’autostrada A-12. Non mancarono le giuste proteste per questa scelta. Se da parte pisana a quel momento sembrò già una fortuna l’aver portato a Pisa un braccio di superstrada, da parte livornese e pontederese la cosa fu percepita come una vera e propria sconfitta. La superstrada, dicevano, era nata solo per loro. Il campanilismo più spinto, la saldatura politica pontederese-livornese lavorò contro Pisa. Come se la città della Torre Pendente fosse solo un parco giochi popolato da universitari e poco più. Fu una prova di rapporti di forze, di voti: non di logica, di efficienza. Un atteggiamento che Pisa continua a subire ancora oggi, con altri attori, con l’Aeroporto Galilei e le infrastrutture viarie e ferroviarie. Non possiamo non ricordare la quantità di soldi che è costata e continua a costare al Contribuente la superstrada: la pessima progettazione del tracciato, del fondo stradale, delle pendenze, delle infiltrazioni d’acqua delle piccole gallerie, il manto cedevole, dell’assenza di una corsia d’emergenza. Una celebrità negativa. Un paragone non lontano da quello della Salerno-Reggio Calabria. I ritardi nel suo completamento sono altrettanto famosi: le quattro corsie in prossimità dell’Aeroporto Internazionale Toscano Galileo Galilei dovevano essere completate in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di Italia ’90. Poi rifinanziati per le Colombiadi del 1992 e infine terminato pochi anni or sono …. Uno scandalo dietro l’altro.




La tangenziale Nord-Est

Fin dalla fine degli anni ’60 autorevoli studi di categorie economiche pisane evidenziavano la necessità di una strada veloce che circumnavigasse la città. In modo da decongestionare le dorsali urbane dal traffico automobilistico di spostamento nelle direttrici nord-sud, est-ovest. Tantissime furono le difficoltà, note anche oggi, ma al tempo ancor più marcate. Dalla mancanza di fondi, che in un periodo la città ebbe ma rigettò sostenendo che non c’era la necessità di una strada veloce, alla contrarietà di interessi particolari legati alla proprietà dei terreni, a quella ideologica un po’ classista-politico-maccartista di rifiuto dell’automobile come oggetto borghese: fattori che hanno impedito di avere una tangenziale di scorrimento veloce. Che, se costruita a quel tempo, la città avrebbe auto vita migliore di quella di oggi.  Celebre un intervento stampa degli “Amici di Pisa” nel febbraio 1985 qui sotto riportato e tratto dal libro “L’Associazione degli Amici di Pisa. Cinquant’anni di storia della città. Curato da Alberto Zampieri e Carlo De Santis, Pacini Editore, Pisa, 2008.”:

Articolo "Tirreno"

Quasi tutti gli anni a seguire l’Associazione degli Amici di Pisa ha provveduto a ritornare sull’argomento Tangenziale Nord Est. Moltissimi sono le lettere alle Amministrazioni Pubbliche interessate ed alla stampa. Solo in questi ultimi anni, per merito di un rinnovato spirito collaborativo della Provincia di Pisa, si nota un deciso intervento volto a risolvere questa atavica mancanza. E’ tutt’ora in essere un processo partecipativo di progettazione della tangenziale con tracciato nord est di collegamento dell’Aurelia in prossimità di Madonna dell’Acqua fino all’Ospedale di Cisanello. La progettazione per adesso è a sole 2 corsie, una per senso di marcia, di sicuro poche per i volumi di traffico soprattutto futuri: la progettazione risente di una scarsità di fondi di finanziamento statali. E’ poco secondo noi, ma niente è peggio. Quasi nulla rispetto a ciò che è stato speso altrove. Di seguito la lettera del giugno 2010, con osservazioni generali che gli “Amici di Pisa” hanno depositato al Garante della Comunicazione del Comune di San Giuliano Terme e diffuso alla stampa:

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                                                                              Pisa, lunedì 28 Giugno 2010 -2011 stilepisano-

 

OGGETTO: PERCORSO DI FORMAZIONE DELLA VALUTAZIONE INTEGRATA.

OSSERVAZIONI SUL TRACCIATO DELLA TANGENZIALE NORD EST.

 

Gentili Autorità, Gentili Tecnici
La presente in seguito al percorso di formazione della valutazione integrata relativo alle osservazioni sul tracciato della tangenziale nord est.
La nostra Associazione da sempre si batte per una viabilità moderna che regoli il traffico veicolare della città capoluogo di provincia e che la colleghi al meglio con i comuni limitrofi, con lo svincolo autostradale di Migliarino fino all’Ospedale di Cisanello. Per arrivare a ciò, siamo orientati -di massima- verso una strada a due corsie per senso di marcia, sul tipo già realizzato in via Nenni-Via Matteucci-Via Cisanello.
Non potendo arrivare da subito per ragioni economiche, ad un tracciato su quattro corsie, la nostra Associazione chiede che, almeno in fase di progettazione, si tenga conto della possibilità di adeguare in futuro la tangenziale alle quattro corsie senza eccessivi costi di riprogettazione.
In merito al tracciato proposto la nostra Associazione osserva che:

NODO 2/B:

la semicurva di innesto della Tangenziale alla via Aurelia ci sembra che abbia un raggio di curvatura troppo chiuso e potenzialmente pericoloso soprattutto in direzione nord/est. Questa impressione potrebbe essere, in caso di gelo o di pioggia, particolarmente rischiosa per i veicoli che la percorrono.

TRATTA NODI 4-5

OPERA E:

la rotonda sul Fiume Morto in località I Passi ci sembra una soluzione costosa e poco gradevole sotto l’aspetto estetico e negativo sotto l’aspetto paesaggistico-fluviale.  Ad un primo esame, ci sembra più congrua e meno costosa, oltre che più sicura per i veicoli che la percorreranno, una sua ricollocazione pochi metri a nord del Fiume Morto in aperta campagna e in pieno terreno. In modo tale da poter proseguire liberamente nel tracciato orientato quindi verso Nord/Est superando a nord il Villaggio Le Maggiola e non a sud come nei piani attuali.
In conseguenza di ciò l’OPERA D (il sottopasso FFSS Pisa – Lucca) potrebbe essere spostata verso nord, così come il NODO 6, far proseguire poi il tracciato verso la località La Figuretta spostando  verso Nord l’Opera D. Così facendo, di conseguenza, il tracciato della Tangenziale -restando sempre a nord di Via Puccini- appare più naturalmente innestato verso il previsto NODO 8.

            Nella progettazione chiediamo la massima attenzione per quanto riguarda:

-rispetto dell’ambiente e del patrimonio paesaggistico e artistico,
-funzionalità dei sottopassaggi anche per i veicoli turistici e pesanti e con altezze congrue allo scopo
-raccolta e scolo delle acque piovane nei sottopassaggi,
-barriere acustiche,
-piste ciclabili, passaggi pedonali,
-predisposizione per incroci con una futura e moderna tramvia metropolitana sul modello fiorentino.

RingraziandoVi fin d’ora per l’attenzione prestataci, Vi auguriamo buon lavoro.

 IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEGLI AMICI DI PISA                          (Dr. FRANFCO FERRARO)