Beato Pietro Gambacorta

Beato Pietro Gambacorta

Sebastiano Conca (1680-1764), Papa Urbano VI approva la regola di Pietro Gambacorta,

Pisa, Museo Nazionale di Palazzo Reale 

Le scarne notizie su di lui ci sono pervenute attraverso un breve documento anonimo, di natura agiografica, il Compendium, pubblicato nel Settecento, già conosciuto nel secolo XVII e assegnato dagli eruditi dell’epoca alla fine del secolo XV; in esso si dice che nacque a Pisa nel 1355 dalla famiglia Gambacorta. La tradizione posteriore, senza prove documentarie, fissò l’avvenimento al giorno 16 febbraio. Il nome dei genitori è incerto. Il biografo più recente, P. Ferrara, lo dice figlio di Gherardo e cugino della beata Chiara.

La tradizione colloca tra il 1374 e il 1377 l’allontanamento dalla casa patema. Egli si sarebbe ritirato dapprima presso gli eremiti di Santa Maria del Santo Sepolcro, presso Firenze, successivamente avrebbe visitato Vallombrosa, Camaldoli e La Verna.

Nel 1380 si ritirò sul monte Cesana, presso Urbino, in località Montebello, dove eresse un cenobio e un oratorio dedicato alla Santissima Trinità. Era con lui, o forse gli si unì poco dopo, un cerro Pietro di Tuccino da Pisa. Oltre ai consueti esercizi della vita ascetica, sembra che Pietro si occupasse dell’assistenza agli esiliati per ragioni politiche. Ispirato alla vita di san Gerolamo, faceva professione di povertà rigorosa e si imponeva severe penitenze, obblighi che trasmise anche ai suoi seguaci, cui propose inoltre la meditazione e lo studio della Sacra Scrittura, e il lavoro manuale.

Intorno al 1393 si unì a lui Angelo di Corsica, che guidava un gruppo di membri del Terz’Ordine di San Francesco, i quali praticavano la vita eremitica nei pressi di Rimini, in località Scolca.

Angelo portò avanti un movimento già avviato in precedenza. Attraverso la sua opera sorsero i conventi di Venezia, di Santa Maria Maddalena in Padova, di Santa Maria della Misericordia, fuori dell’abitato di Ferrara, di Talacchio di Urbino, di San Bartolo di Rimini, lasciato in eredità nel 1414 dall’eremita Angelo di Castro Durante. La situazione fu causa di frizioni con l’Ordine francescano, che per lungo tempo, in mancanza di un preciso statuto giuridico degli eremiti facenti capo a Pietro Gambacorta, rivendicò la giurisdizione sui conventi fondati da Angelo di Corsica.

Il I gennaio 1410 il papa Gregorio XII concesse agli eremiti «societatis fratrisi Angeli et fratris Petri de Pisis» di dimorare nei luoghi non soggetti al pontefice. Il documento mostra che Pietro ed i suoi, nel contesto del Grande Scisma d’Occidente, erano fedeli all’obbedienza romana. Il pontefice concesse ai sacerdoti del gruppo di amministrare i sacramenti ai seguaci di Gregorio XII in assenza del clero parrocchiale, di assolvere e riconciliare gli scismatici e di accogliere gli infedeli nella Chiesa.

Intorno al 1417 Pietro ricevette in eredità dall’eremita Giovanni Rigo di Bologna i romitori di San Giovanni in Palazzo e di San Biagio in Selva presso Fano.

Il papa Martino V il 5 luglio 1421 emanò due documenti a favore del gruppo di eremiti: nel primo prese sotto la protezione pontificia Pietro e i suoi compagni, concesse loro l’esenzione dalla giurisdizione dell’Inquisizione, estensibile ai loro successori, oratori e case, persone pertinenti e beni mobili e immobili, e li sottomise alla Sede apostolica e agli ordinari dei luoghi. Il secondo documento è rivolto contro le pretese dei Francescani, che rivendicavano il diritto di visita in base all’appartenenza di Angelo di Corsica al Terz’Ordine di San Francesco. L’autonomia del gruppo fu confermata dal medesimo pontefice il 23 agosto 1422, concedendo agli eremiti la facoltà di scegliere confessori secolari o religiosi, di avere altari portatili sui quali celebrare la Messa senza pregiudizio dei diritti altrui e di ricevere i sacramenti nei propri oratori senza dover chiedere il permesso agli ordinari dei luoghi.

L’espansione della Fraternità proseguì negli anni successivi con i conventi di San Giobbe a Venezia e di San Girolamo a Urbino e con la chiesa di San Marco a Montebirozzo in diocesi di Pesaro. Al gruppo di Pietro si unirono Beltramo da Ferrara con i suoi compagni, che possedevano cinque conventi, e gli eremiti seguaci di Nicola da Forca Palena, originario dei dintorni di Sulmona, che aveva stabilito un cenobio a Roma, nel rione di Sant’Eustachio, e successivamente aveva acquistato conventi nei dintorni di Firenze e a Napoli.

Pietro Gambacorta morì a Venezia il 17 giugno 1435 ma la memoria del suo sepolcro venne presto perduta.

Questa congregazione eremitica, denominata dei Poveri Eremiti di San Girolamo, rimase a lungo in una condizione di precarietà: solo nel 1444 venne emanato il primo testo costituzionale. Fu soppressa dal papa Pio XI nel 1933.

Venezia, chiesa di San Girolamo,

Luogo di prima sepoltura del  beato Pietro Gambacorta

Culto:

La Congregazione dei Riti con decreto del 5 dicembre 1693 riconobbe a Pietro il titolo di beato e il 19 gennaio 1715 concesse all’Ordine di San Gerolamo di poterne celebrare il culto pubblico. La festa, che ricorre il 17 giugno, è celebrata a Pisa, Urbino, Venezia e Napoli.

Bibliografia:

  1. Ferrara, Luci e Ombre nella Cristianità del secolo XIV. Il B. Pietro Gambacorta da Pisa e la sua congregazione (1380-1933), Città del Vaticano, Tipografia Poliglotta Vaticana, 1964; S. Giordano, Gambacorta, Pietro, in Dizionario Biografico degli Italiani, LII, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1999.