Superstrada FI-PI-LI

Nel primo progetto del 1959 (anno che coincide con la fondazione dell’Associazione degli Amici di Pisa) la superstrada come la vediamo adesso non avrebbe dovuto essere tale. Doveva essere come una strada veloce di 70 chilometri per collegare alle sue estremità esclusivamente Firenze con il porto di Livorno, rinverdendo così il medievale potere mediceo. Dunque, invece di provvedere a risolvere il problema del traffico automobilistico della collassante Strada Statale 67-Tosco Romagnola nelle due direzioni Pisa-Firenze e progettare una vera Firenze-Pisa-Livorno seguendo quasi parallelamente il già presente tracciato ferroviario,  i tecnici studiarono invece una strada a tre corsie. Con quella centrale di solo sorpasso per le due direzioni. Idea poco dopo scartata per l’ovvia pericolosità. Il tracciato progettato in questione sarebbe dovuto partire da Firenze, interessare Empoli, San Miniato, San Romano Pontedera e da lì, anziché proseguire verso Pisa e da qui a Livorno, avrebbe puntato direttamente verso Colle Salvetti fino a Livorno escludendo completamente Pisa.

Tracciato iniziale superstrada

Le proteste cittadine, partite dagli Amici di Pisa, presero man mano corpo e fu trovata, con il passare degli anni e delle susseguenti feroci discussioni pubbliche e non, anche a livello politico, una linea di italico compromesso sul tracciato che vediamo tutt’oggi. Un tracciato che, percorrendo la FI-PI-LI, in prossimità di Fornacette, compie una biforcazione verso Pisa fino a confluire a San Piero a Grado nella A-12. L’altro ramo, da Fornacette e non da Pisa, finisce a Livorno. Questa biforcazione impedisce ai Pisani (ed ai Livornesi in senso contrario) di spostarsi rapidamente superando la vecchia Aurelia. Anzi, costringe il traffico veicolare dei pendolari ad utilizzare l’autostrada A-12. Non mancarono le giuste proteste per questa scelta. Se da parte pisana a quel momento sembrò già una fortuna l’aver portato a Pisa un braccio di superstrada, da parte livornese e pontederese la cosa fu percepita come una vera e propria sconfitta. La superstrada, dicevano, era nata solo per loro. Il campanilismo più spinto, la saldatura politica pontederese-livornese lavorò contro Pisa. Come se la città della Torre Pendente fosse solo un parco giochi popolato da universitari e poco più. Fu una prova di rapporti di forze, di voti: non di logica, di efficienza. Un atteggiamento che Pisa continua a subire ancora oggi, con altri attori, con l’Aeroporto Galilei e le infrastrutture viarie e ferroviarie. Non possiamo non ricordare la quantità di soldi che è costata e continua a costare al Contribuente la superstrada: la pessima progettazione del tracciato, del fondo stradale, delle pendenze, delle infiltrazioni d’acqua delle piccole gallerie, il manto cedevole, dell’assenza di una corsia d’emergenza. Una celebrità negativa. Un paragone non lontano da quello della Salerno-Reggio Calabria. I ritardi nel suo completamento sono altrettanto famosi: le quattro corsie in prossimità dell’Aeroporto Internazionale Toscano Galileo Galilei dovevano essere completate in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di Italia ’90. Poi rifinanziati per le Colombiadi del 1992 e infine terminato pochi anni or sono …. Uno scandalo dietro l’altro.