SANTI EFISIO E POTITO
Pisa, Campo Santo, Spinello Aretino, Martirio dei santi Efisio e Potito, incisione di Carlo Lasinio
Nel corso del Medioevo a Pisa ha assunto rilievo il culto, proveniente dalla Sardegna, dei santi Efisio e Potito.
Nell’isola il culto di Efisio è documentato dall’ultimo ventennio dell’XI secolo, ma l’antroponimo di origine orientale depone a favore di una fase di culto anteriore. La Passio pone il locus depositionis del santo presso Nora e presenta labili elementi topografici che sembrano riferibili ad un martire storico, vissuto in età dioclezianea a Nora, nel cui suburbium si troverebbe il martyrium. Il più antico testimone della Passio, che deriva dalla seconda leggenda di san Procopio e non è stato finora oggetto di studio sistematico o di edizione critica, risale al XII secolo, ma contiene elementi che potrebbero farlo rimontare al secondo quarto del X secolo. Secondo questo racconto Efisio sarebbe nato ad Aelia Capitolina (Gerusalemme) da madre pagana e padre cristiano. A Diocleziano, che aveva scatenato la persecuzione contro i cristiani, si presentò ad Antiochia la madre di Efisio, illustre matrona, per raccomandare il figlio all’imperatore. Costui accolse benignamente il giovane e gli concesse il comando di buona parte del suo esercito per perseguitare i cristiani. Efisio si sarebbe così recato in Italia dove, convertito da un’apparizione dello stesso Gesù, sarebbe stato battezzato a Gaeta. Trasferitosi in Sardegna colle sue truppe, combatté i barbari pagani e, manifestata a Carales l’adesione al Cristianesimo, fu torturato prima dal praeses Iulicus poi dal successore Flaviano e infine decapitato a Nora.
Ad Efisio è stato associato Potito, martirizzato invece a Sardica nella Dacia inferiore, presentato dalla Passio (risalente nelle recensioni più antiche al IX secolo) come un fanciullo tredicenne, decapitato al tempo dell’imperatore Antonino, intorno al 160, trasformato poi nell’Apulia in santo militare bizantino. Un martire orientale dunque, il cui culto, attestato a Napoli nel IX secolo, ha raggiunto la Sardegna, ove si è sviluppata la tradizione della sepoltura presso quella di Efisio.
Secondo Raffaello Roncioni le reliquie dei due santi sarebbero giunte a Pisa nel 1088, ossia l’erudito pisano all’inizio del Seicento le collegava con le prime attestazioni documentarie note relative a rapporti tra Pisa e la Sardegna, ma forse egli non si allontanava molto dal vero.
Culto:
Il culto dei due martiri era presente nella cattedrale pisana già dal XII secolo: il calendario liturgico della fine di quel secolo riportava al 6 giugno la consacrazione dell’altare loro dedicato nel transetto destro, mentre la traslazione delle reliquie da Cagliari sarebbe avvenuta il 20 agosto (trasferimento di cui non si ha notizia da alcun martirologio), ma veniva celebrata il 13 novembre. Il transetto destro venne comunemente definito dei Santi Efisio e Potito e le loro statue ornano ancora le nicchie ai lati dell’altare: a sinistra sant’ Efisio, di Giovanni Battista Lorenzi, del 1592, a destra san Potito, opera di Paolo Borghesi Guidotti da Lucca, terminata nel 1616. Invece, sull’altare riposa il corpo di san Ranieri, ivi posto nel 1688, dopo la sua proclamazione a patrono della città, ed a lui ora è dedicato il transetto.
Ai due santi fu intitolata la cappella che l’arcivescovo aveva all’interno del proprio palazzo, attestata fin dall’inizio del XIII secolo, e si è conservato lo schema di un sermone pronunciato dall’arcivescovo Federico Visconti nella festa dei due martiri, il 13 novembre di un anno compreso tra il 1253 e il 1256. Negli statuti del 1302 la festività compare tra quelle che la città celebrava in modo particolare. Attualmente a Efisio e Potito è dedicata la cappella grande del Palazzo Arcivescovile, fatta costruire intorno al 1711 dall’arcivescovo Francesco Frosini (1702-1733) e affrescata dal 1739 al 1744 dai fratelli Melani, ai quali si deve anche la raffigurazione, sopra l’altare, del martirio dei due santi.
Efisio e Potito furono infine i protagonisti di un ciclo pittorico composto da sei riquadri, dipinti nel corridoio meridionale del Camposanto di Pisa da Spinello Aretino tra il 1390 e il 1392, che rappresenta anche la prima raffigurazione pittorica della loro leggenda. Gli affreschi avevano già subito menomazioni prima che l’incendio provocato dal cannoneggiamento del 27 luglio 1944 li danneggiasse gravemente. L’Archivio fotografico dell’Opera della Primaziale Pisana conserva le immagini riprese prima della II guerra mondiale, mentre le incisioni di Carlo Lasinio, conservatore del monumento, risalenti agli anni 1806-1812, offrono una visione del ciclo.
Bibliografia:
P.G. Spanu, Martyria Sardiniae. I santuari dei martiri sardi, Oristano 2000, pp. 61-73, 76-77, che ripropone due versioni della Passio di Efisio alle pp. 163-173; P. Burchi, Efisio, in Bibliotheca Sanctorum, IV, Città del Vaticano 1964, coll. 939-940; U. Del Re, Potito, santo, martire, in Bibliotheca Sanctorum, X, Città del Vaticano 1968, coll. 1072-1074; M.L. Ceccarelli Lemut, Santi nel Mediterraneo dalla Sardegna a Pisa, in «Bollettino Storico Pisano», LXXIV (2005), pp. 201-208.