21 Febbraio: la Primavera in mare

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21 Febbraio: la Primavera in Mare

Tutti sanno che nel nostro emisfero la primavera inizia ufficialmente il 20 o il 21 marzo di ogni anno, quando il Sole raggiunge una delle due intersezioni tra l’eclittica e l’equatore celeste. Questa è la primavera astronomica, l’inizio teorico della bella stagione come lo intendiamo tutti. Non molti sanno però che quella meteorologica inizia invece il primo di marzo per concludersi il 31 maggio: questo in base a una convenzione basata sui dati statistici delle temperature registrate nel corso dell’anno, di mese in mese; per cui i mesi più caldi sono giugno, luglio e agosto, mentre quelli più freddi dicembre, gennaio e febbraio; gli altri due gruppi di tre mesi costituiscono quindi la primavera e l’autunno meteorologici.

Ma ancor meno nota è la Primavera in Mare, che inizia il 21 febbraio. È una tradizione pisana che risale alla notte dei tempi: da sempre città marinara, dalla sua mitica fondazione centinaia d’anni prima di Cristo fino ai ben noti fasti della Repubblica medievale, Pisa ha sempre vissuto in simbiosi col mare conoscendone i più intimi segreti che ha poi trasmesso ai borghi del resto della Tirrena (la Toscana costiera). È in questa parte d’Italia più che altrove che da sempre pescatori e marinai notano, nella vita marina in questi giorni dell’anno, una certa ripresa quasi primaverile, che anticipa la primavera vera e propria: è ancora freddo ma si comincia a sentire un’aria diversa e chi va per mare lo avverte regolarmente. Si cominciano a pescare seppie, occhiate, ombrine, comincia a fruttificare la Posidonia oceanica, pianta marina endemica del Mediterraneo e fondamentale per la vita del Mare Nostrum, rilasciando le olive di mare che troviamo sulla battigia… il mondo subacqueo si risveglia e annuncia che l’inverno presto finirà.

Ma perché succede questo? Il mare si riscalda durante i mesi estivi, poi il freddo autunno-vernino raffredda sempre più le sue acque superficiali; come avviene per l’aria, però, l’acqua fredda tende a scendere, quella calda a salire: ecco quindi che a un certo punto le acque fredde del mare sprofondano sotto il proprio peso, lasciando il posto a quelle più calde che quindi tornano ad offrire i propri doni, con una proliferazione di plancton che va a nutrire gli altri organismi marini. E così si mette in moto la catena alimentare pelagica.

E perché proprio il 21 febbraio? Verrebbe da dire che il giorno sia stato scelto in quanto precedente di un mese esatto l’inizio della primavera equinoziale e probabilmente è proprio così, una data convenzionale che si ricorda bene. Ma forse le ragioni sono più profonde ed antiche. Nella Storia umana e in tutto il mondo, febbraio è sempre stato il mese della purificazione: il nome deriva dal latino februare, purificare. Un esempio su tutti, la purificazione di Maria Vergine dopo la presentazione del Figlio al tempio, evento celebrato dalla Chiesa cattolica con la festa della Candelora. Così come periodicamente facciamo per le nostre abitazioni, in questo periodo in cui l’inverno volge al termine le popolazioni antiche sentivano il bisogno di una “ripulita”, una risistemazione in preparazione della nuova stagione: con la primavera la Natura si risveglia, iniziano i lavori dei campi e tutto dev’essere perfetto e in ordine.

Quindi a febbraio si deve rivoluzionare tutto, buttare all’aria per poi rimettere a posto: tutto si sovverte, le regole sociali si allentano, il mondo dei vivi deve incontrare quello dei defunti che sono sempre presenti accanto a noi e vengono evocati con maschere (da cui il Carnevale, festa catartica che precede il digiuno quaresimale di preparazione alla Pasqua) e omaggiati con offerte per indurli a risvegliare la Natura dal cupo gelo invernale, nelle feste note nella Roma antica come Parentalia-Feralia, che si concludevano – guarda caso – il 21 febbraio. Ed è quindi probabile che la Repubblica Marinara di Pisa, medievale Novella Roma, abbia codificato questa data riassumendo tutti questi concetti, considerandola il simbolico spartiacque fra un periodo e un altro dell’anno, in una sorta di “sincretismo religioso-climatico” che ricordasse al proprio popolo l’inizio di una nuova stagione marinaresca. Non a caso febbraio, sempre dai romani ma anche da molti altri popoli, era considerato l’ultimo mese dell’anno; e anche nella Pisa medievale, come noto, il nuovo anno iniziava a marzo.

Negli ultimi anni c’è stata una riscoperta di questa tradizione sul Litorale alfeo: a Marina di Pisa, nella domenica infraottava (successiva) del 21 febbraio, vengono organizzate passeggiate, biciclettate, incontri conviviali, mercatini dove si cominciano a trovare i primi prodotti ittici della nuova stagione; e c’è chi si ritrova per un azzardato ma corroborante bagno in mare pre-stagionale. Il tutto all’insegna di un ottimistico clima di anticipazione della stagione primaverile.

Le piante-simbolo di questa ricorrenza sono la posidonia, simbolo del Mar Mediterraneo, e la primula come suo corrispondente terrestre. Dal nome di questa se ne deduce la precocità di fioritura, legata ad una tradizione che vuole la primula originatasi proprio nelle nostre zone. Furono le chiavi magiche di San Pietro, infatti, cadendo presso la località che porta il suo nome (San Piero a Grado) a far spuntare questi dorati fiori per illuminare il sentiero alla Primavera, la dea Flora, prigioniera del tristo Inverno in una grotta di ghiaccio: gli abitanti del bosco, che preoccupati per l’incessante gelo avevano invocato l’aiuto celeste, raccolsero le chiavi e liberarono la Primavera, che si avviò verso il vicino mare per purificare le proprie vesti e fu accolta da schiere di pesci guizzanti che le portarono in dono i frutti della pianta sacra a Poseidone-Nettuno.

Flora poté così iniziare il proprio cammino per risvegliare la Natura.