23.11.2012: affossiamo il Decreto sul riordino delle Province
Pisa, venerdì 23 Novembre 2012 (2013 S.P.)
Spett. li Redazioni Locali, Regionali, Nazionali
Oggetto: Affossiamo il D.L. sul riordino delle Province.
L’ “Associazione degli Amici di Pisa”, unitamente al “Comitato per Pisa capoluogo” (composto da 18 associazioni culturali oltre che da numerosi privati cittadini) da alcuni mesi sta continuando la sua battaglia al fine di rivendicare per la città di Pisa e la sua Provincia un ruolo di primaria importanza in relazione a quanto previsto dal decreto legge emanato dal Governo in materia di riordino delle provincie italiane, tant’è che ha proposto, tramite i suoi rappresentanti in Parlamento, un emendamento del D.L. che consenta di riconoscere la titolarità di capoluogo delle province accorpate alla città che precedentemente aveva la provincia più popolosa. L’ “Associazione degli Amici di Pisa”, comunque, continua a considerare “scellerato” il suddetto decreto legge facendo presente le seguenti considerazioni:
– Le province sono un istituto che esisteva già prima dell’unità d’Italia (1861) in quanto enti che non solo sovraintendevano alle esigenze delle popolazioni di territori talvolta assai ampi collaborando con gli amministratori comunali, ma storicamente gestivano dei territori con proprie caratteristiche storiche e culturali proprie di un Paese che fino al 1861 era diviso in stati spesso governati da dinastie estranee alle nostre origini;
– Lo stesso Consiglio d’Europa, pochi mesi fa ha ribadito, in un documento approvato quasi all’unanimità, di “essere contrario alla soppressione delle province e di tutti gli enti locali intermedi nei 47 stati del Consiglio d’Europa”, in quanto queste – le province -, “ accrescono efficienza ed efficacia dell’erogazione dei servizi pubblici”;
– Il TAR del Lazio, a seguito di un ricorso della provincia di Avellino, ha assicurato che si pronuncerà su tale ricorso prima delle elezioni politiche (10 Marzo 2013) valutando eventuali profili di incostituzionalità della legge di riordino per affidarne l’esame alla Corte Costituzionale;
– Il D.L. in oggetto ha sollevato numerose lamentele da parte di province, regioni, politici, parlamentari, ma anche da parte di comitati e singoli cittadini per l’impostazione grossolana delle regole di accorpamento, che porteranno senz’altro ad un iter di approvazione del D.L. abbastanza lungo e che comunque dovrà avvenire entro il 5 Gennaio prossimo ( cioè entro 60 giorni dalla pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale) , pena la sua decadenza.
Tutto ciò detto e tenendo presente che: si dovrà procedere all’eventuale vendita o affitto delle sedi provinciali accorpate (in un momento meno propizio per tali operazioni nel settore immobiliare), sarà necessario l’ampliamento delle sedi provinciali accorpanti, si verificheranno esuberi consistenti di personale (parte dei quali, pare, sarà trasferito alle Regioni, con maggiori costi per queste amministrazioni), riorganizzazione di uffici e probabile sistemazione di sedi secondarie degli Enti di maggiore interesse per il pubblico che sicuramente non potrà affrontare viaggi anche superiori a 100 Km. per sbrigare pratiche spesso di ordinaria amministrazione.
Allora, per evitare tutto ciò, riteniamo che sarebbe stato più conveniente, “ in primis” conservare le attuali configurazioni geografiche delle province, con i loro storici capoluoghi, procedendo ad un riordino degli attuali uffici provinciali, razionalizzando le funzioni, eliminando le competenze già svolte da altri enti territoriali, diminuendo i consiglieri e gli assessori provinciali, ecc. ecc.. A Pisa abbiamo avuto un chiaro esempio di questa possibilità nel caso della Tesoreria provinciale dello Stato ( Banca D’Italia ) che dal sontuoso palazzo in via S. Martino -rimasto sfitto- è stata trasferita in una più modesta sede in Piazza dei Grilletti a seguito del trasferimento di parte delle sue funzioni nella sede di Livorno. Quindi la parola d’ordine dovrebbe essere: “accantoniamo l’aberrante D.L. sul riordino delle province italiane, ma razionalizziamo le strutture amministrative esistenti”, così facendo, non solo si eviterebbero “lotte fratricide” tra popolazioni legate alle loro origini e tradizioni, ma si otterrebbero, forse, migliori risultati economici in termini di risparmi di spese.
Cordiali saluti
IL PRESIDENTE
(Dr. Franco Ferraro)