Presidente Renzo Paolicchi

RENZO PAOLICCHI
Trentatre anni da Presidente (1963-1996)

Presidente Renzo Paolicchi

Una fotografia del 1986: a sinistra il Cav. Renzo Paolicchi stringe la mano dell’Avvocato Arturo Baldini.
Uno scatto “premonitore”: sembra un passaggio di consegne che ci sarà 10 anni più tardi quando
Paolicchi lascerà la presidenza degli  Amici di Pisa in favore dello stesso Baldini.

Nacque a Pisa il 30 novembre 1914 nella casa cantoniera in località “i Tre Cancelli”, dove il padre lavorava come casellante delle Ferrovie. Seguì la scuola dell’obbligo fino alla quinta elementare poi, per poter proseguire gli studi, lavorò come garzone di barbiere, frequentando le scuole serali fino all’ottava classe, l’attuale terza media. Fin dai primi anni di studio ebbe una grandissima passione per la storia, in particolare per quella della sua città. Gli eventi di quegli anni lo portarono a fare vari mestieri, dal barbiere all’operaio della Piaggio, fino ai primi anni Cinquanta quando entrò come impiegato come impiegato all’Inail di Pisa restandovi fino alla pensione. La passione per la storia e per l’arte pisana, il legame indissolubile per la città, unitamente al desiderio forte di “ricominciare” nell’immediato dopoguerra, lo portarono a legare a metà degli anni Cinquanta, con un gruppo di Amici che iniziavano ad occuparsi delle varie vicende pisane. Risalgono al 1951 le prime prese di posizione sulla stampa locale a favore dell’interesse per la città, firmate da questo nucleo di Amici con la sigla “PRO PISA”. Più tardi Renzo Paolicchi entrò a far parte di querlla che il 10 gennaio del 1959 divenne l’Associazione degli Amici di Pisa, alla presidenza della quale fu destinato nel 1963 a succedere al maestro Alfredo Marcelli. Da allora il suo impegno è stato ininterrotto fino agli inizi del 2000, quando ormai alle soglie dei novant’anni di età, seguiva le vicende della sua amata città dalle cronache dei giornali che gli venivano riferite e dai notiziari delle televisioni locali. Di carattere schivo e riservato ma di eccezionale integrità morale, un uomo qualunque per modestia e rispetto della vita, nella piena osservanza delle finalità statutarie dell’Associazione dimostrò sempre, con il suo impegno di avere a cuore solamente l’interesse di Pisa e dei pisani, di nascita o di adozione, talvolta elogiando, talvolta “bacchettando” le amministrazioni, indipendentemente dal loro colore politico, schierandosi sempre e soltanto a favore di uno sviluppo economico e sociale della città. Oltre che sul piano dell’attualità il Presidente Renzo Paolicchi dette anche un forte contributo sul piano storico locale essendo stato, nel dopoguerra, uno degli artefici della rinascita del Gioco del Ponte, nel quale ricoprì la carica di Luogotenente di Tramontana per diversi anni. Agli inizi degli anni ’60 ebbe a scrivere una memoria “storica” che iniziava con queste frasi: “se improvvisamente si potesse risalire di alcuni secoli nel tempo, in questa mattina del 17 gennaio, noi troveremmo la nostra Pisa ammantata a festa in un clima di ardente passione. Era questo il giorno in cui si combatteva il primo Gioco del Ponte dell’anno e si chiamava volgarmente “la Battagliaccia”, nella quale si impegnavano le reclute che, per la prima volta, prendevano parte al Gioco del Ponte. Il secondo torneo (per molto tempo si usò fare due Giochi all’anno), si chiamava invece la “Battaglia Generale” e non aveva data precisa; si celebrava per lo più in occasione del soggiorno a Pisa di famosi personaggi (allora Pisa era ricercata anche come stazione climatica). Comunque la Battagliaccia non aveva meno mordente e sfarzo della Battaglia Generale. Fin dalle prime ore del mattino  la città andava addobbandosi a festa; dalle torri civiche a quelle campanarie, fino alle umili finestre dei vicoli, sventolavano le bandiere multicolori delle squadre cui tali edifici appartenevano. Intanto il pubblico orologio veniva anticipato di un’ora per modo che la sera non venisse a cogliere la festa sul più bello. Tanto era l’attaccamento al Gioco del Ponte che indusse molti facoltosi a ricordarsi di esso anche sul letto di morte, con lasciti e donazioni”. E terminava così: “Il rimpianto e la nostalgia per la fine di questa tradizione, dopo l’ultimo Gioco del 1807, si tramandò per generazioni. Felice Tribolati, in una conferenza tenuta sul Gioco del Ponte il 30 maggio 1875 nella nostra Università disse: “un popolo che perde la sua libertà, cioè le sue tradizioni, muore. E Pisa perse le sue tradizioni”.
Per i meriti acquisiti con il suo operato, Renzo Paolicchi ebbe vari riconoscimenti ufficiali, fra i quali nel 1992, la nomina di Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica e poi di Cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano, nonché l’assegnazione del Premio Pisa nella 50ma edizione del 2006. Durante la II Guerra Mondiale rischiò più volte la vita sotto i bombardamenti per andare a radere la barba o a tagliare i capelli ai soldati di guardia lungo il perimetro dell’aeroporto, facendosi ricompensare con generi alimentari che poi distribuiva alle famiglie di via Fagiana dove era sfollato. Guidato sempre, come amava dire ai suoi cari, “nella luce della parola di Dio”, Renzo Paolicchi ha lasciato a noi pisani e a tutti coloro che lo hanno conosciuto, un’eredità straordinaria e un’eccezionale testimonianza di vita, della quale l’Associazione degli Amici di Pisa è oggi custode.

Tratto da:
“L’Associazione degli Amici di Pisa. Cinquant’anni di storia della città” di Alberto Zampieri e Carlo De Santis, Pacini Editore, Pisa, Ottobre 2008. Simone Guidotti, Associazione Amici di Pisa, 2011.