SAN LUSSORIO (ROSSORE) martire
Donatello, Busto reliquiario di san Rossore (1424-1427 ca.), Pisa, Museo Nazionale di San Matteo
Nel corso del Medioevo la Sardegna fu unita a Pisa da una molteplicità e complessità di rapporti non solo economici, politici e sociali certo, ma anche culturali e religiosi. Tra questi ultimi un ruolo di rilievo fu assunto dalla trasmissione di culti e di reliquie, aspetto di quell’ampio fenomeno che vide la via marittima tramite dell’arrivo nell’area pisana di un buon numero di culti e veicolo della stessa cristianizzazione.
Il santo più famoso e venerato è Lussorio, trasformato a Pisa in Rossore. Si tratta di Luxurius, martire sardo venerato a Forum Traiani fin dal IV secolo, il cui dies natalis va collocato al 21 agosto. La Passio pare risalire al periodo tra l’VIII e il X secolo, anche se il più antico codice conosciuto è ascrivibile agli inizi del XII. Il racconto, molto schematico e privo di episodi fantastici o miracolosi, fa di Luxurius un «paganissimus apparitor», presumibilmente membro dell’officium del governatore dell’isola residente a Carales. Divenuto cristiano in seguito alla lettura dei Salmi e battezzato, fu denunciato al praeses Delphius. Imprigionato, convertì a sua volta i due fanciulli Cisello e Camerino, martirizzati a Cagliari e sepolti sul luogo dove poi sorse la chiesa di San Saturnino. Lussorio invece avrebbe subito il martirio a Forum Traiani, odierna Fordungianus. Tutto ciò sarebbe avvenuto durante la persecuzione di Diocleziano e Massimiano, forse nel 304.
Nel Pisano, a Lussorio fu intitolata una chiesa sorta sulla riva del mare a Occidente della città, nel probabile contesto di uno scalo alla foce dell’Arno, attestata per la prima volta il 6 luglio 1051 col nome di San Rospizio, nell’attuale località Cascine Nuove. La quasi assoluta mancanza di documentazione altomedievale per quest’area impedisce di saperne di più, ma verosimilmente la chiesa era molto più antica. Infatti nel XIV secolo Opicino de Canistris nel suo Liber de laudibus civitatis Ticinensis narra che il re longobardo Liutprando (712-744) avrebbe portato dalla Sardegna a Pavia nella chiesa di San Pietro in Ciel d’Oro, oltre al corpo di sant’Agostino, anche quelli di altri santi, tra cui Rossore, Cisello e Camerino. La presenza del culto di questi ultimi tre sulla costa pisana e in ambito portuale suggerisce l’ipotesi che proprio dalla nostra città siano transitate quelle reliquie nel viaggio dalla Sardegna a Pavia.
Il 13 maggio 1084 il vescovo Gherardo decise d’istituire un monastero maschile secondo la regola di san Benedetto presso la chiesa di San Rossore, posta presso l’Arno e a scarsa distanza dal mare, cui donò l’ampio territorio circostante. La fondazione e la donazione furono confermate il 24 luglio 1098 dall’arcivescovo Daiberto. La ricostruita chiesa monastica, che conservava le reliquie dei santi Rossore e Camerino, fu consacrata il 22 settembre 1106 dal successore di Daiberto, Pietro, come attesta una lamina plumbea rinvenuta il 9 marzo 1786 a Pisa nel palazzo arcivescovile, sul luogo della distrutta cappella episcopale di San Giorgio, alla profondità di sei braccia all’interno di un’arca marmorea, verosimilmente un sarcofago romano, contenente le reliquie dei due santi. Insieme con questa lamina, ne furono trovate altre due, attestanti le successive traslazioni compiute sempre all’interno della chiesa di San Rossore, rispettivamente dagli arcivescovo Villano l’8 novembre 1157 e Ubaldo il 29 agosto 1178. Le reliquie trovate nel 1786 furono donate dall’arcivescovo Angiolo Franceschi ai canonici, che avevano assunto, non è noto quando ma verosimilmente in età moderna, come patroni i santi Rossore, Cisello e Camerino.
Nel 1272 il monastero di San Rossore fu abbandonato dai Benedettini per le difficoltà causate dall’impeto dell’Arno e annesso al convento cittadino di San Torpè degli Umiliati, ove fu trasferita la reliquia della testa di san Rossore. Gli Umiliati nel 1422 la portarono nella loro chiesa di Ognissanti a Firenze, commissionando a Donatello un busto reliquiario. La reliquia rimase a Firenze fino alla soppressione dell’Ordine nel 1570 e dalla famiglia Covi, beneficiaria di tale soppressione, fu donata nel 1590 alla chiesa conventuale dell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano a Pisa. In seguito al furto avvenuto il 12 febbraio 1976 e al suo ritrovamento pochi giorni dopo, il busto reliquiario è conservato nel Museo Nazionale di San Matteo.
San Rossore, Cascine Nuove, luogo ove sorgeva il monastero di San Rossore (distrutto durante la II Guerra Mondiale).
Culto:
Il Martirologio Geronimiano ricorda san Lussorio il 21 agosto e il 26 settembre. A Pisa la festa si è celebrata in due date diverse, il 21 ottobre e il 21 agosto. A Fordongianus la chiesa intitolata a San Lussorio, costruita nelle forme attuali agli inizi del XII secolo, sorge sul luogo ove si sono susseguite diverse aule destinate al culto martiriale già a partire dal IV secolo.
Bibliografia:
P.G. Spanu, Martyria Sardiniae. I santuari dei martiri sardi, Oristano, S’Alvure, 2000, (Mediterraneo tardoantico e medievale. Scavi e ricerche, 15), pp. 97-114; M.L. Ceccarelli Lemut,, Santi nel Mediterraneo dalla Sardegna a Pisa, in «Bollettino Storico Pisano», LXXIV (2005), pp. 201-208.