Abbazia di S. Pietro in Palazzuolo

SAN VALFREDO

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Intorno alla metà dell’VIII secolo alcuni rilevanti personaggi dettero vita al monastero di San Pietro di Palazzolo presso Monteverdi. Pur in mancanza dell’archivio monastico, buon numero di documenti, pervenuti dagli enti con cui l’abbazia ebbe rapporti, si conservano negli Archivi di Stato di Siena e di Firenze. Ci sono anche giunti sia l’atto di dotazione redatto a Pisa nel luglio 754 da uno dei fondatori, il pisano Walfredo del fu Ratcauso, sia, fatto molto importante, la Vita di questi, redatta del terzo abate del cenobio, Andrea, all’inizio del IX secolo.

Secondo il racconto della Vita Walfredi, intorno al quarto anno di regno di Astolfo (luglio 752-luglio 753), il Walfredo, «vir christianissimus et timens Deum», desiderando insieme con la moglie fuggire il mondo e seguire Dio, optò per la vita monastica con il cognato, il lucchese Gundoaldo, e con il vescovo Forte, originario della Corsica: divinamente ispirati, scelsero il luogo di Palatiolum presso Monteverdi, distante da Pisa sessanta miglia, per altro di proprietà di Walfredo, ove sgorgava una copiosa fonte detta del Santo in mezzo a terreni fittamente coperti di vegetazione, aspetti particolarmente adatti all’insediamento monastico: l’acqua per tutte le necessità dei monaci, il legname per le costruzioni, la cucina e il riscaldamento, l’ubertosità per le future coltivazioni, il relativo isolamento propizio alla vita monastica. Ivi eressero una chiesa dedicata a San Pietro e dettero mano al magnum monasterium nell’attuale Podere San Valentino – dove ancora si conserva il toponimo Badivecchia –, a circa 250 m d’altezza e a breve distanza dall’abitato di Monteverdi, e contemporaneamente costruirono in località Pitiliano sul fiume Versilia (attuale Fiumetto) un cenobio dedicato a San Salvatore, ove si ritirarono le mogli con altre nobilissime donne.

Nella loro scelta, Walfredo fu seguito da quattro dei cinque figli (Gunfrendo, Rachis, Taiso e Benedetto) – il primogenito Ratcauso era probabilmente già defunto – e Gundoaldo dall’unico figlio, Andrea, l’autore del testo. Walfredo divenne il primo abate e resse il monastero per dieci anni, morendo un 14 febbraio tra il 762 e il 764. Egli chiese di essere sepolto nel chiostro del monastero  e disegnò su una tavoletta cerata il suo sepolcro nella forma ad arcosolio. A lui successe il figlio Gunfredo, abate per trent’anni. La Vita si chiude con il racconto di un grave pericolo scampato dall’abbazia per intercessione di Walfredo, allorché «gens nefandissima Maurorum ex Mauretania cum classe multa» datasi ad attaccare le isole e la costa, sbarcata a Populonia con l’intenzione di assalire il monastero, fu respinta dagli abitanti della zona.

Dall’inizio del Seicento si è gradualmente sviluppata una tradizione che ha voluto fare di Walfredo il capostipite della casata dei conti Della Gherardesca; a sua volta poi Valfredo è stato erroneamente considerato imparentato con la famiglia reale longobarda. Ma niente consente di collegare Walfredo (seguito dai figli nella vita monastica e qundi privi di discendenti) con una casata attestata due secoli più tardi (dal 967) e operante in ambiti geografici diversi.

 

La seconda sede dell’Abbazia di S. Pietro di Monteverdi (fine secolo XII)

L’Abbazia di S. Pietro in Palazzuolo

Abbazia di S. Pietro in Palazzuolo

Culto:

La festa del santo, il cui culto è stato confermato nel 1861, è celebrata il 15 febbraio a Pisa e Massa Marittima; è ricordato anche nei calendari dell’Ordine Benedettino. A Monteverdi Marittimo (Pisa) viene festeggiato ogni prima domenica di agosto.

Bibliografia:

  1. Giuliani, Il monastero di S. Pietro di Monteverdi dalle origini (secolo VIII) fino alla metà del secolo XIII, tesi di laurea, Università di Pisa, a.a. 1989-1990, relatrice M.L. Ceccarelli Lemut; Vita Walfredi und Kloster Monteverdi. Toscanische Mönchtum zwischen langobardischer und fränkischer Herrschaft, herausg. von K. Schmidt, Tübingen, Max Niemayer, 1991 (Bibliothek des deutschen historischen Instituts in Rom, 73); R. Francovich – G. Bianchi, Prime indagini archeologiche in un monastero della Tuscia altomedievale: S. Pietro di Palazzolo a Monteverdi Marittimo (PI), in IV Congresso Nazionale di Archeologia Medievale (Abbazia di S. Galgano, 26-30 settembre 2006), a cura di R. Francovich, M. Valenti, Firenze, All’Insegna del Giglio, 2006, pp. 346-352.