Ugo da Fagiano
UGO DA FAGIANO
(o meglio da Pisa)
Arcivescovo di Nicosia di Cipro
Figura 1 tratta dal sito www.nicosianostra.it
Ugo, figlio di Ugo del fu Vernaccio, è comunemente designato da Fagiano, deformazione dell’originario Fasciano, località poco a Sud Est di Pisa ora scomparsa, designazione assente dalla documentazione coeva, ma affermata nelle due Vite, una latina e l’altra volgare, redatte nel XVI secolo ad opera di canonici di Nicosia, i quali ne hanno fatto il figlio di un contadino, da bambino occupato a pascolare le pecore. Il fatto è inverosimile, poiché, se fosse appartenuto a famiglia indigente o modesta, ben difficilmente avrebbe potuto permettersi gli studi e soprattutto ottenere un canonicato nella cattedrale pisana. Sicuramente pisano, è meglio definirlo da Pisa.
Probabilmente nato alla fine del XII secolo, iniziò gli studi con il diritto canonico e civile a Bologna, ove Federico Visconti lo vide procacciarsi il necessario come repetitor, ossia come giovane insegnante incaricato di spiegare nuovamente agli studenti le lezioni dei magistri e a farli esercitare sulla materia trattata. Dal 3 ottobre 1226 al 26 febbraio 1237 fece parte della canonica della cattedrale pisana come diacono e in tale veste eresse nel duomo un altare dedicato a sant’Agostino. Egli aveva anche praticato l’avvocatura nella curia romana.
Dal 1233 si trasferì a Parigi per lo studio della teologia: durante il suo soggiorno parigino fu incaricato dal papa Gregorio IX d’importanti e delicati incarichi, attraverso i quali è possibile anche registrare le diverse qualifiche raggiunte: il 30 luglio 1235 è definito cantore e il 27 aprile 1236 il titolo di magister indica la conclusione dei suoi studi. Nel 1237 rinunciò al canonicato pisano per entrare nella canonica della cattedrale di Rouen, di cui divenne arcidiacono, e ove si trasferì dopo il 1240. In quegli anni strinse rapporti con il re di Francia Luigi IX, per il quale scrisse un testo giuridico de iure communitatis a noi non pervenuto.
Nel 1248 seguì il sovrano, partito da Aigues Mortes per la crociata il 25 agosto e giunto il 17 settembre a Cipro. Durante il lungo soggiorno cipriota, Ugo abbandonò l’impresa per entrare nel convento premonstratense di Episcopia (ora Bellapais), ove tuttavia rimase per breve tempo: il 9 aprile 1251 figura infatti come arcivescovo eletto di Nicosia; il 20 dicembre il papa Innocenzo IV gli inviò il pallio e lo autorizzò a indossarlo anche fuori della sua provincia ecclesiastica.
Nella diocesi il nuovo arcivescovo si trovò davanti ad una complessa situazione sia sul versante dei rapporti con l’autorità politica sia nelle relazioni con la Chiesa greca, maggioritaria nell’isola, sia relativamente alla disciplina interna di quella latina. A quest’ultimo aspetto Ugo rivolse particolare attenzione attraverso l’emanazione di norme di comportamento e la correzione di eccessi, celebrando diversi sinodi e effettuando una visita pastorale.
A partire dall’occupazione di Cipro, i rapporti con i Greci erano stati regolati secondo il principio dell’unità sotto l’unica presidenza dell’arcivescovo latino di Nicosia, tuttavia era stata consentita la temporanea esistenza di un arcivescovo greco, ma la presenza di due dignità equivalenti fu la causa di un aspro contenzioso tra l’arcivescovo di Nicosia e i suoi suffraganei latini da una parte e i vescovi greci dall’altra. L’azione conciliatrice del legato apostolico trovò ostacolo proprio nella persona di Ugo, determinato ad esercitare senza vincoli le proprie prerogative, di cui fu geloso custode. Una temporanea soluzione si ebbe da parte di Alessandro IV il 3 luglio 1260 con la cosiddetta Constitutio Cypria, che chiariva la supremazia della Chiesa latina. Tuttavia Ugo all’inizio del 1263 fu costretto a recarsi a Roma per gli ostacoli frapposti alla sua applicazione. Pur avendo ottenuto una parziale soddisfazione, il ritorno nell’isola gli dovette sembrare eccessivamente gravoso ed egli preferì non rientrare nella sua diocesi pur conservandone il titolo e le prerogative e tornare nella patria pisana.
Con il suo rientro nella città natale, in Ugo ripresero vigore gli interessi per la vita comune dedita prevalentemente alla preghiera e alla meditazione spirituale. Il suo attaccamento al santo vescovo di Ippona trovò espressione nella fondazione di una canonica regolare sotto la regola di sant’Agostino a Rezzano di Calci, dedicata ai santi Agostino, Maria e Tommaso e intitolata Episcopia, il nome del convento di Cipro ove aveva vissuto prima di essere chiamato all’episcopato, in seguito denominata di Nicosia. Alla fine del 1263 gli edifici erano in costruzione e l’arcivescovo Federico Visconti ne aveva benedetta la prima pietra. Ugo dotò in maniera cospicua la canonica e nel 1267 si preoccupò di porla sotto la protezione del Comune di Pisa. Egli redasse anche le Constitutiones che regolavano la vita dei canonici, ammessi soltanto dopo il compimento del diciottesimo anno, e miravano a togliere loro ogni preoccupazione materiale per dedicarsi totalmente al servizio divino. Il numero – particolarmente elevato – era fissato a venti: tredici religiosi, di cui cinque preti tra cui il priore, tre diaconi, tre suddiaconi e due accoliti, e sette conversi, cui era demandato il servizio di cucina e di lavanderia. Ugo dettò norme molto dettagliate per la celebrazione della liturgia, insistendo in modo particolare sul canto, di cui era attento cultore.
Il 4 febbraio 1265 Ugo compì a favore della canonica della cattedrale pisana una cospicua donazione, con la quale furono compiuti numerosi acquisti di terre per una somma totale di più di 2.700 lire. La donazione era anche finalizzata a potenziare la scuola per l’insegnamento del canto ai giovani chierici: Ugo fondò così l’offitium magistri scholarum, affidato ad un prete esterno alla canonica, e ne stabilì le norme nel suo testamento, a noi non perventuo.
L’ultima notizia di Ugo risale all’8 giugno 1267: la sua morte avvenne il 28 agosto di un anno di poco successivo. Fu sepolto davanti all’altare della chiesa della canonica da lui fondata, ove ancora si conserva la consunta lastra tombale.
Per buona parte del Trecento la canonica di Nicosia risulta unita a quella di San Paolo all’Orto, unione che si concluse nel 1377. Il secolo di maggiore prosperità fu il Quattrocento, contrassegnato anche da privilegi rilasciati prima dalla Repubblica pisana, poi dai conquistatori fiorentini e di nuovo dai reggitori pisani. In questo periodo furono annessi alla canonica il monastero (già femminile sotto la regola di sant’Agostino) di San Michele Arcangelo di Bràncoli nel Val di Serchio a Nord di Lucca nel 1406 – unione durata fino al 1458 –, la chiesa di San Lorenzo di Anghio nel piviere di Calcinaia il 7 settembre 1456, l’eremo di San Bernardo di Calci il 13 febbraio 1476, la chiesa di Santo Stefano al Puntone o di Calcinaia alla fine del XVI secolo. Il 30 gennaio 1503 il papa Giulio II, venendo incontro alla richiesta degli stessi canonici, unì l’ente alla congregazione canonicale del Santissimo Salvatore di Bologna, detta popolarmente degli Scopettini. L’ente si mantenne vitale fino alla soppressione ordinata dal granduca Pietro Leopoldo nel 1779. Il 12 gennaio 1782 Nicosia divenne un convento dei Francescani Osservanti e nell’ottobre successivo la chiesa fu eretta in parrocchia. Seguirono la soppressione napoleonica del 1810 e la ripresa della vita religiosa dopo la restaurazione, nel 1815. I Francescani vi rimasero fino al 24 gennaio 1970, dopo di che gli edifici conventuali sono caduti in uno stato di profondo degrado, mentre la chiesa è ancora officiata.
Culto:
L’epigrafe sull’architrave trecentesco del portale del complesso di Nicosia qualifica Ugo come beato ma non vi sono notizie certe di un culto liturgico al di fuori della canonica da lui fondata: la sua fama sanctitatis si è diffusa a partire dal sermone di Federico Visconti (1253-1277), arcivescovo di Pisa, pronunciato davanti al clero cittadino nella chiesa di San Pietro in Vincoli per celebrare l’anniversario dei funerali di Ugo e il titolo di beato gli è stato attribuito dagli eruditi di età moderna.
Bibliografia:
M.L. Ceccarelli Lemut – S. Sodi, «Opportebat eum descendere de monte contemplationis in civitatem actionis». Spiritualità, impegno diplomatico e pastorale in Ugo da Pisa, in «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 2017/1, pp. 91-103; M.L. Ceccarelli Lemut – S. Sodi, La Chiesa di Pisa dalle origini alla fine del Duecento. Pisanorum ecclesia specialis sancte Romane Ecclesie filia, Pisa, ETS, 2017 (Vos estis templum Dei vivi. Studi di storia della Chiesa, 7), pp. 322-325.