Perpetua da Buti

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Di Perpetua sappiamo solo che fu conversa nel monastero domenicano di S. Marta. Non conosciamo né la data di morte né il periodo in cui visse: il termine post quem è il 1342, anno della fondazione di quel monastero. Di nessun aiuto può essere una Vita di cui, secondo il Sainati, esisteva un antico manoscritto presso le monache di S. Marta fino a tutto il secolo XVII, ma che attualmente è nota solo grazia alla trascrizione eseguita dalla monaca Francesca Frosini nel 1780 e depositata nell’archivio della Pieve di Buti. Secondo questa Vita, Perpetua nacque a Buti da famiglia contadina. A seguito di una visione, in cui san Domenico la invitava a entrare nel suo Ordine, si recò nel monastero pisano di S. Marta, chiedendo di essere accolta come conversa. Subito si distinse per le sue virtù, ma avendo la mente costantemente rivolta a Dio appariva spesso alle monache distratta e maldestra nei compiti che le venivano affidati, al punto che cominciarono a deriderla, ritenendola pazza. Perpetua non se ne preoccupò, offrendo a Dio, per penitenza, le umiliazioni ricevute. Un giorno, mentre le monache erano in refettorio, si trattenne in coro, per pregare davanti al Crocifisso: subito fu rapita in estasi e, contemplando il mistero della passione di Cristo, rese lo spirito. La sua santità fu rivelata da due eventi miracolosi: le campane cominciarono a suonare da sole e, poco dopo, le monache udirono una voce proveniente dal Crocifisso che annunciava l’ingresso in Paradiso dell’anima di Perpetua. Come si vede il testo è più che generico e si snoda fra luoghi comuni senza fornire alcuna vera informazione biografica. Evidentemente in questo modo l’Autore cercava di nascondere la totale mancanza di informazioni sulla figura storica. Il corpo di Perpetua, sepolto nella chiesa di S.  Marta, sotto l’altar maggiore, fu traslato nel 1789 in una cappella laterale. La festa veniva celebrata la prima domenica di luglio. Una ricognizione fu effettuata nel 1857 dall’arcivescovo di Pisa, card. Corsi; in quella occasione una reliquia fu inviata alla Pieve di Buti, dove recentemente è stato traslato l’intero corpo. La festa è stata fissata all’ultima domenica di settembre

Tratto da: G. Zaccagnini, I santi nuovi della devozione pisana nell’età comunale (secoli XII–XV), in Profili istituzionali della santità medievale. Culti importati, culti esportati e culti autoctoni nella Toscana Occidentale e nella circolazione mediterranea ed europea, a c. di C. Alzati e G. Rossetti, Pisa 2008 (= Piccola Biblioteca GISEM, 24), pp. 289–316 (pp.312-313)